Ocean Viking, l'ammiraglia delle Ong, riprende il mare a caccia di migranti al largo della Libia. La Guardia costiera l'aveva messa sotto sequestro, dopo l'ennesimo sbarco in Italia, ma nel giro di sei mesi è riuscita, grazie ad una falange di avvocati, a ripartire da Augusta verso Marsiglia il 21 dicembre. E ieri ha salpato di nuovo le ancore.
Nel frattempo si sta armando nei cantieri tedeschi un'altra mega nave delle Ong, la Sea Eye 4 ed esiste un piano avvolto dal mistero per la Mare Jonio 2.
In Italia i talebani dell'accoglienza danno battaglia per ottenere il dissequestro delle proprie imbarcazioni. Il 5 gennaio i legali dell'Alan Kurdi, degli estremisti tedeschi pro migranti di Sea Eye, hanno denunciato la Guardia costiera al tribunale amministrativo di Olbia per il fermo. Il giorno dopo altri talebani dell'accoglienza teutonici hanno annunciato che «iniziamo il 2021 affermando le nostre ragioni anche in Europa, con il rinvio del caso #SeaWatch4 (sottoposta a fermo amministrativo dopo l'ennesimo sbarco nda) alla Corte di giustizia UE. Dopo un anno orribile, vogliamo che le nostre navi siano liberate».
Le Ong del mare si stanno preparando in grande stile per tornare al largo della Libia. I primi numeri del Viminale dall'inizio dell'anno mostrano già la tendenza: 340 arrivi in pochi giorni, sei volte tanto rispetto allo stesso periodo del 2019 quando l'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, aveva usato il pugno di ferro.
Nella notte di domenica sono arrivati una cinquantina di afghani in barca a vela nei pressi di Crotone. Il 5 gennaio la solita nave spagnola Open arms ha sbarcato 265 migranti e adesso è in quarantena per il Covid a Porto Empedocle. Oscar Camps, fondatore dell'omonima Ong, inganna il tempo twittando sui disordini negli Usa, che poco hanno a che fare con i migranti: «Le proteste #BlackLivesMatter hanno portato in prigione 14mila persone, mentre il violento attacco del Campidoglio da parte dei suprematisti bianchi 52. Nessuno può rimanere impunito».
Da ieri Ocean Viking di Sos Mediterranee punta la prua verso il Mediterraneo centrale. «La nostra nave sta salpando con una squadra preparata per affrontare il peggio: situazioni di vita e di morte in mare aperto - annuncia Valeria Taurino, responsabile della costola nostrana della Ong francese - Un ritorno al rispetto del diritto marittimo e un'autentica solidarietà europea con gli Stati costieri è l'unico modo per prevenire altre tragedie».
L'Ong spiega che «questa prima missione dell'anno giunge dopo mesi di costosi sforzi per liberare la nave da un fermo amministrativo imposto il 22 luglio scorso dalle autorità italiane, sulla base di nuove interpretazioni dei requisiti di sicurezza per le navi di soccorso».
Presto arriveranno a dare man forte alla flotta dei talebani dell'accoglienza due nuove navi. La Mare Jonio 2, che punta a imbarcare 1000 migranti al colpo, dovrebbe venire acquistata e allestita nel cantiere tedesco di Brema.
Più pubblicizzata la Sea Eye 4, che costa oltre 1 milione di euro e punta a salpare in febbraio con l'aiuto di Moas, l'Ong di una vecchia conoscenza, la milionaria italo americana Regina Catrambone.
L'operazione è finanziata con oltre 400mila euro dal cartello United4Rescue composto dalle chiese tedesche, da associazioni italiane come le Acli e dall'immancabile città di Palermo grazie al suo primo cittadino, Leoluca Orlando.
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