Le Ong vogliono bloccare i rimpatri volontari. "Sono espulsioni mascherate di migranti"

Obiettivo è fermare i fondi (che la sinistra al governo usava). E Casarini sfida il governo: "Ancor più navi nostre in mare"

Le Ong vogliono bloccare i rimpatri volontari. "Sono espulsioni mascherate di migranti"
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«Sotto l'etichetta dei rimpatri volontari si celano vere e proprio espulsioni mascherate»: così afferma Asgi, che si fa portavoce insieme ad altre associazioni pro migranti per bloccare anche i rimpatri volontari, ovvero tutte le libere scelte di chi arriva in Italia e vuole tornare nel proprio paese.

Le ong amiche della sinistra non si arrendono: l'assoluzione del Ministro Salvini sembrerebbe non aver fatto altro che spingere la sinistra verso richieste sempre più assurde. In primis il primo degli attivisti Luca Casarini della Ong Mediterranea che dopo la sentenza ha sfidato il governo dichiarando al Corriere: «Ancora più navi di prima, ancora più in mare di prima». Una lotta ideologica che vede i pro migranti affilare sempre più le lame. Sempre Casarini lamenta la sentenza che ha dichiarato Salvini assolto, come «poco creativa». «Speravamo che i giudici fossero creativi, cioè che infliggessero all'ex ministro dell'interno una condanna simbolica, come 15 giorni di lavoro nelle navi». Insomma, da una parte la richiesta di trasformare un Ministro in un tuttofare sui barconi, dall'altra la richiesta delle associazioni che gettano nel calderone dell'illegittimità di un governo che definiscono fascista, oltre agli sbarchi, i cpr, il protocollo Albania, anche i rimpatri volontari.

In pratica i migranti che vogliono andarsene liberamente dall'Italia, per le associazioni amiche della sinistra, devono rimanere nel nostro paese. Il motivo? I migranti sarebbero «plagiati» dal nostro paese che spingerebbe i migranti a prendere una scelta non del tutto autonoma ma dovuta all'inconsapevolezza riguardo a cosa andranno incontro. «Un rimpatrio - si legge nei documenti in possesso de Il Giornale - può definirsi volontario solo se deriva da una scelta libera e informata, presa in presenza di alternative valide e senza alcuna forma di coercizione».

Al centro del ricorso che Asgi, insieme ad altre 7 associazioni, hanno fatto contro il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni e che vedrà la prima udienza cautelare il prossimo 8 gennaio al Tar del Lazio, c'è la questione finanziamenti. L'Europa infatti eroga soldi all'Italia, come ad altri stati, per gestire i rimpatri volontari dei migranti arrivati nel nostro paese, erogazioni che però ora le associazioni chiedono di stoppare in quanto ritenute illegittime. In particolare il ricorso si concentra sull'intervento denominato «Multi-sectoral support for vulnerable mobile populations and communities in Libya». Un accordo nato nel 2017 con il Governo Gentiloni che mette sul tavolo i fondi per rimpatriare gli uomini arrivati in Italia in Libia, proprio dove la sinistra ha costruito, organizzato e gestito quelli che molto spesso gli stessi esponenti pd hanno definito «campi di concentramento».

Dai dati in possesso del Giornale si possono vedere le cifre di questi finanziamenti e guardando indietro, ai passati governi, i conti non tornano.

Con Paolo Gentiloni, premier nel 2017 e uno dei padri fondatori del Pd, dal 2017 al 2018 sono stati ricevuti dal governo italiano ben 18 milioni di euro, fino ad ottenere l'anno successivo con il primo Governo Conte nel 2019 altri 2 milioni di euro. In due anni l'Italia della sinistra prima e dei cinque stelle dopo ha utilizzato 20 milioni di euro per spedire volontariamente i migranti nei campi in Libia.

Numeri completamente differenti quelli ottenuti dal Governo Meloni che dal 2023 al 2025 ha ottenuto 3,5 milioni di euro per lo stesso motivo. Eppure solo oggi gli attivisti decidono di criminalizzare quei finanziamenti: casualità?

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