Opposizioni irrecuperabili: discorso identitario di destra

Respinta l'apertura su presidenzialismo e riforme. Iv: "Bene la commissione d'inchiesta sul Covid"

Opposizioni irrecuperabili: discorso identitario di destra

L'opposizione, che è tripartita, respinge il discorso programmatico del presidente del Consiglio. Non c'è volontà di dialogo. Al massimo, la minoranza è disposta a quello che lo stesso premier chiama «scambio» di vedute. Tra gli scranni del Pd prevale, e si sente, l'aria pesante della sconfitta subita. Le energie per ripartire non si palesano. C'è il rancore ideologico, quello sì. «Di destra» e «identitario», dichiara la capogruppo Pd al Senato Simona Malpezzi, e quindi «da contrastare». Per la Valente, altra dem, quanto detto da Giorgia Meloni è «più autoritario che autorevole». Retorica: questa la parola scelta per etichettare. E forse per provare a darsi una spiegazione che al Nazareno non trovano, magari per mancanza di strumenti.

Alcuni parlamentari dell'opposizione si soffermano sul concetto di merito: non gli piace o non lo capiscono. Non c'è neppure una mano allungata per l'interesse nazionale: né dal Pd né dal Movimento 5 Stelle né dal Terzo polo. «Opposizione, opposizione, opposizione», aveva scritto Enrico Letta, e così sarà. «Mi guardi onorevole Serracchiani...le sembra che io stia un passo indietro gli uomini?». La Meloni destruttura, pezzo per pezzo, le strumentalizzazioni d'Aula. Letta interviene quasi alla fine: l'orgoglio per l'operato di Roberto Speranza al ministero della Salute, l'espressione «alternativi» ripetuta tema per tema, e le critiche ai punti programmatici sciorinati. L'unica apertura è geopolitica: «Ad esempio sull'Ucraina potremo fare insieme scelte senza timore». «Fra tre giorni - chiosa il vertice del Pd - il 28 ottobre, sarà l'anniversario della marcia su Roma, noi avremo la nostra direzione. Noi andremo sul monumento che ricorda Giacomo Matteotti». L'ex presidente del Consiglio rammenta che anche il congresso previsto per l'anno prossimo comporrà il mosaico del «lavoro» dell'opposizione.

Giuseppe Conte, che ieri sera ha visto Beppe Grillo, esibisce populismo liquido: cita la «corsa al riarmo», consiglia «prudenza», domanda se il premier voglia «scrivere l'agenda Draghi». Poi l'antiatlantismo: «Lei non ha mai accennato all'unica via d'uscita: Pace». Sfilano i «no» alla fiducia con argomenti non dissimili ma in geopolitica i grillini si smarcano, com'è sempre capitato, dall'occidentalismo.

Il terzopolista Carlo Calenda, che parlerà oggi al Senato, sceglie la durezza: «Infinita lista della spesa condita con quintali di retorica ma nessuna traccia sul come fare le cose. Nessuna scelta o idea di Paese». Un dato politico rilevante: la soddisfazione d'Italia viva, un'anima del Terzo polo, per l'imminente costituzione di una commissione d'inchiesta su quanto accaduto rispetto al Covid. «Da anni - dichiara Raffaella Paita, capogruppo al Senato del Tp - ripetiamo che è necessario fare chiarezza sulla gestione della pandemia, che vanno rivelate alcune opacità che riguardano gli acquisti dei dispositivi sanitari come le mascherine o i ventilatori cinesi. Sottolineiamo come vada anche fatta finalmente luce sulla missione dei sanitari russi che sono entrati nei nostri ospedali sotto il governo Conte».

Davide Faraone si rivolge al premier con un appello: «Abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una commissione d'inchiesta sul Covid a firma Faraone-Boschi: il centrodestra voti la nostra proposta, così da accelerare i tempi». È l'unico punto di convergenza in un pomeriggio costellato da differenze profondissime.

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