Ora per aggirare i controlli gli scafisti si fingono fantasmi

Portano nelle nostre acque una barca che sembra vuota più altre (piene) al traino. Madrid accusa Italia e Malta

Ora per aggirare i controlli gli scafisti si fingono fantasmi

U na grande nave traina una lancia. Si avvicina alle acque internazionali contigue a quelle territoriali, inverte la rotta e torna indietro. Potrebbe facilmente confondersi con un peschereccio, anche perché nel barchino a traino apparentemente sembra non esserci nessuno. Ma le forze aeronavali della Guardia di finanza di Agrigento impegnate nel controllo del Canale di Sicilia non ci sono cascate. La nave madre, guidata da sei scafisti egiziani, è stata bloccata in un'operazione congiunta dei finanzieri, della Capitaneria di porto e della Marina militare, che nel barchino, sotto coperta, hanno trovato 68 immigrati, stipati lì per non dare nell'occhio. Di lì a breve il barchino sarebbe stato lasciato in mare, pronto a raggiungere le coste siciliane, nel tentativo di eludere i controlli non solo per mare, ma anche a terra.

La nuova strategia messa a punto dagli organizzatori delle traversate, illustrata in conferenza stampa dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, è un vecchio metodo utilizzato prima del presido delle Ong, che ha indotto gli organizzatori dei viaggi a usare natanti sempre più fatiscenti in grado di sostenere a malapena un breve tratto di navigazione. Il motopeschereccio fermato dalle nostre forze militari era di base a Zwara, in Libia. È stato individuato il 22 novembre da un aereo di ricognizione operante per Frontex. Ne è nato un inseguimento, terminato con l'arresto dei sei scafisti per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina.

Patronaggio, noto per aver indagato il ministro Salvini sul caso della nave Diciotti, sottolinea come la procura agrigentina si sia sempre occupata del contrasto all'immigrazione clandestina. «Proprio da qui ha detto lo scorso anno è partito l'allarme sul rischio terrorismo derivante dagli approdi lungo le coste agrigentine. Gli sbarchi fantasma non ce li siamo inventati noi».

Egiziani sono anche i cinque scafisti arrestati a Ragusa, alla guida di un motopesca con 264 immigrati a bordo. Sono partiti dalle coste libiche due giorni prima dell'arrivo a Pozzallo e hanno pagato in media 1.500 euro ciascuno dopo avere atteso la partenza per circa un anno rinchiusi in connection house in Libia. È grazie alla loro testimonianza che sono stati individuati gli scafisti e i loro ruoli, dal comandante al motorista, a chi gestiva i migranti per non farli muovere. Come sottolinea la Mobile di Ragusa, che ha operato con la Guardia di finanza e i carabinieri di Modica e Pozzallo, «gli scafisti sono veriprofessionisti assoldati dai libici con i quali stringono rapporti di lavoro tanto da curare solo l'aspetto del viaggio, ma non quello del reclutamento in Libia dei passeggeri».

C'è poi un altro allarme sanitario. Ci sono tre casi di tubercolosi polmonare tra i 264 immigrati sbarcati a Pozzallo e ospitati nel locale Hotspot per essere visitati e identificati dalla polizia scientifica. Si tratta di tre giovani. Due sono stati ricoverati nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale Maggiore di Modica. Uno di loro ha complicanze respiratorie con gravi insufficienze respiratorie. Il terzo è stato trasferito nell'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Monta la preoccupazione per il ritorno della tubercolosi e di altre malattie come scabbia, sifilide, meningite che, insieme a casi di Aids, sono stati riscontrati dagli Uffici di sanità come ripreso nella recente inchiesta della GdF di Catania sul traffico illecito di rifiuti di cui è accusata la Ong Medici senza frontiere per l'operatività di Vos Prudence e Aquarius tra il 2017 e il 2018.

Da Madrid

poi arriva un'altra stilettata: il ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell, ha accusato l'Italia e Malta di rifiutare di accogliere 12 migranti soccorsi sabato da un peschereccio spagnolo a largo delle coste libiche.

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