Ora Fuortes si arrende. Sergio in pole per sostituirlo

L'Ad nominato in era Draghi, Carlo Fuortes, viene dato in uscita, a brevissimo: il governo Meloni ha fretta di riorganizzare a propria immagine la tv pubblica, croce e cuccagna di ogni esecutivo.

Ora Fuortes si arrende. Sergio in pole per sostituirlo

Nei corridoi di Viale Mazzini, dove dirigenti, giornalisti e maestranze passano il proprio tempo a strologare sui movimenti di potere interni, lo danno per certo: la giostra sta per partire.

L'Ad nominato in era Draghi, Carlo Fuortes, viene dato in uscita, a brevissimo: il governo Meloni ha fretta di riorganizzare a propria immagine la tv pubblica, croce e cuccagna di ogni esecutivo. E Fuortes, compreso che a Palazzo Chigi non si concederanno proroghe, avrebbe accettato di uscire in bellezza, con un anno di anticipo, annunciando dopo metà aprile il raggiungimento del pareggio di bilancio, nel consuntivo 2022. Top secret la destinazione, anche se è noto che la Scala sia quella che più interessa l'ad. In pole per sostituirlo viene dato Roberto Sergio, manager Rai di lunga esperienza (dal 2004), oggi direttore di Rai Radio. Area centrodestra, formazione Dc, vaste e trasversali relazioni. L'alternativa interna potrebbe essere Marcello Ciannamea, quota Salvini, oggi direttore della Distribuzione. Ma Ciannamea (e la Lega) secondo i bene informati punta al piatto ricco del controllo dell'intrattenimento, ossia del business e dei contenuti tv più popolari: Prime Time (oggi diretto da Stefano Coletta, vittima designata del polverone su Sanremo) e Day Time (oggi diretto da Simona Sala). Direttore generale più quotato: Giampaolo Rossi, esperto uomo Rai di Giorgia Meloni. Seguirà il turn-over dei Tg: in quota Fdi si parla di Gianmarco Chiocci (o Nicola Rao) al Tg1.

Intanto, a quasi sei mesi dal voto, è ancora stallo sulla commissione di Vigilanza Rai: M5s reclama la presidenza, e Giuseppe Conte avrebbe già fatto un patto con la premier, assicurandole manforte nel «riequilibrio» interno all'azienda in cambio del sostegno al suo candidato (e di adeguati spazi nelle nomine Rai, a scapito del Pd che ancora controlla la ridotta del Tg3 con Mario Orfeo).

Ma i 5S non si mettono d'accordo su chi piazzare: Appendino, Todde, Ricciardi? In casa dem il vicesegretario in pectore, Marco Furfaro, vuole la delega sul risiko Rai per conto di Elly Schlein. Ma dovrà vedersela con l'ex segretario Nicola Zingaretti, che si è fatto designare come membro della Vigilanza.

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