Dopo le polemiche, un piccola svolta. Prima Kiev si lamenta perché non avrà a disposizione la fornitura di caccia F16 per l'inverno e ieri ecco arrivare rassicurazioni dagli Stati Uniti e dai partner europei. Non proprio un cambio di rotta radicale per il destino del conflitto, almeno per le tempistiche, ma comunque un passo avanti non da poco, nel momento in cui sul campo le posizioni sembrano cristallizzate e la controffensiva non sta andando come l'Occidente contava.
Ma adesso è ufficiale che i piloti ucraini inizieranno l'addestramento sugli F-16 a fine mese in Danimarca. Lo ha annunciato il ministero della Difesa danese precisando che una coalizione di 11 Paesi sarà coinvolta con un altro centro allestito in Romania. Nel contempo, gli Stati Uniti hanno dato il via libera alla stessa Danimarca e ai Paesi Bassi per l'invio dei caccia in Ucraina, una volta completato l'addestramento. «È una pietra miliare importante per l'Ucraina per difendere la sua gente e il suo Paese», ha detto il ministro degli Esteri olandese Wopke Hoekstra. L'intera missione sarà coordinata dagli Stati Uniti «pronti a sostenere l'impegno per l'addestramento in coordinamento con la coalizione e disposti ad ospitarlo per piloti ucraini se l'Europa avrà raggiunto il limite delle capacità di addestramento», ha confermato il portavoce del Pentagono Patrick Ryder. Un passo importante che è al tempo stesso una risposta forte alle richieste di Kiev ma anche una dimostrazione concreta di sostegno, proprio nel momento in cui l'intelligence Usa, come riportato dal Washington Post inizia a dubitare del successo a tutto tondo della controffensiva ucraina. «Non ci si aspetta che riuscirà a raggiungere Melitopol», riporta il quotidiano. Melitopol è base strategica per il conflitto, visto che permette alla Russia di spostare truppe e rifornimenti dalla Crimea verso i territori occupati. «Non commento le indiscrezioni di intelligence. Negli ultimi due anni ci sono state molte analisi su come la guerra si sarebbe evoluta. Non facciamo previsioni perché la guerra, questa guerra, è imprevedibile. Ho fiducia nel coraggio degli ucraini», ha detto Jake Sullivan, consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca.
Intanto il conflitto non si ferma. Secondo una stima il numero complessivo dei soldati ucraini e russi uccisi o feriti dall'inizio della guerra è di circa 500mila. Un calcolo difficile da effettuare e in cui la stima è molto probabilmente per difetto ma rende l'idea delle proporzioni della tragedia. Con la Russia che continua a colpire con bombe e missili sull'Ucraina, con allarmi aerei in tutto il Paese, Kiev risponde come spesso sta facendo nelle ultime settimane. Un drone ucraino, solo parzialmente bloccato dalla contraerea russa, ha colpito un edificio del centro di Mosca provocando un'esplosione nella zona dell'Expo Center. Chiuso l'aeroporto di Vnukovo e bloccato lo spazio aereo sulla capitale russa per diverse ore nel timore di nuovi attacchi, con sette voli in arrivo a Mosca dirottati su altri aeroporti. Un grosso incendio si è invece sviluppato al terminal petrolifero russo di Novorossiysk, uno dei porti più importanti del Mar Nero, principale terminal per l'esportazione di petrolio russo. Ignote le cause del rogo ma anche in questo caso si sospetta un attacco ucraino, come già avvenuto in diversi altri depositi.
Intanto, dopo il boicottaggio russo e i numerosi attacchi contro depositi di stoccaggio, ieri la prima nave che trasportava grano seguendo la rotta del corridoio sul Mar Nero dall'Ucraina alla Turchia, è arrivata in sicurezza nel Bosforo.
La nave, con bandiera di Hong Kong operata da una azienda tedesca, era bloccata in Ucraina dall'inizio della guerra ed è partita il giorno prima da Odessa. Un primo segnale, dopo il mancato rinnovo di Mosca dell'accordo sulle esportazioni di grano dall'Ucraina.
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