Dopo due giorni di bufera e le dimissioni da ministro per lo sviluppo, finalmente Federica Guidi rompe il silenzio.
E lo fa con una lettera al Corriere della Sera in cui si difende e spiega di non aver commesso reati: "Sento l'esigenza di scrivere per chiarire alcuni punti e per sottolineare alcuni dati, che nella polemica politica sono stati strumentalizzati e deformati", dice l'ex ministro, "Comincerei dall'inizio, ricordando che la polemica nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito, nella quale lo informavo di un provvedimento parlamentare di portata nazionale. In particolare, gli davo una notizia nota, su un fatto avvenuto in un luogo pubblico - il Parlamento - al quale hanno dato risalto tutti i media e del quale molti addetti ai lavori avevano già conoscenza perché di rilevante interesse per l'economia nazionale. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato".
Nessuno scandalo, quindi: "Non è vero. Io rivendico l'importanza di quella norma per il Paese", aggiunge la Guidi, "Lo informavo di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, tra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni.
La società di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro. Non era necessario un mio speciale interessamento per mandare avanti una norma così importante. E comunque, dopo che è stata approvata, non abbiamo attivato i poteri sostitutivi che la legge ci conferiva".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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