Ora Sanchez si "vende" ai separatisti

L'ex premier incaricato dal re pronto a offrire l'amnistia ai catalani. Feijóo: "Trattative oscure"

Ora Sanchez si "vende" ai separatisti
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Generosità è la parola chiave usata dal premier spagnolo uscente, Pedro Sanchez, appena ricevuto dal Re di Spagna Felipe VI il mandato esplorativo per provare a formare un governo. Il mancato voto parlamentare al popolare Alberto Núñez Feijóo, vincitore delle elezioni, ha prodotto un testacoda politico. Il sistema iberico prevede che la possibilità venga data ora al secondo classificato e così il socialista che aveva invocato le elezioni anticipate dopo la debacle alle regionali si trova nella possibilità di tornare alla guida dell'esecutivo se otterrà l'appoggio dei separatisti catalani, ai quali ha promesso l'amnistia per Carles Puidgemont.

Oltre ai riti formali, il leader del Psoe, che per ora ha respinto il referendum, incontrerà nei prossimi giorni i portavoce dell'ERC, Junts e EH Bildu, oltre a convocare Yolanda Díaz e Feijóo. Se non dovesse ottenere la maggioranza entro il 27 novembre, saranno necessarie seconde elezioni, verosimilmente nel gennaio 2024. «Sono disposto a lavorare per formare al più presto possibile un governo di coalizione progressista con sufficiente sostegno per garantire la stabilità di cui il Paese ha bisogno», ha detto Sanchez. L'anomalia risiede essenzialmente nel fatto che si tratterebbe di un do ut des, dal momento che i partiti separatisti catalani Junts ed Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) per appoggiarlo in aula chiedono un'amnistia. Se fosse accaduto a parti invertite, magari con una strategia tra Pp e Vox, più di qualcuno avrebbe gridato allo scandalo e al voto di scambio. Contrariato all'ennesima potenza il numero uno dei popolari Feijoo, che declassa Sánchez a «attore non protagonista» di Puigdemont e prevede «settimane piene di bugie e trattative oscure». Ma è giallo in aula sui tempi e sui modi del voto.

Sugli scudi Francina Armengol presidente del Congresso, del Psoe, che già evita di parlare di possibili tempistiche per lo svolgimento del dibattito, mentre i vertici popolari hanno inviato al Consiglio del Congresso una lettera chiedendo di riconsiderare il risultato del secondo voto di investitura di Feijóo al fine di includere nel conteggio dei sì il voto errato espresso dal deputato Junts Eduard Pujol. Nel mezzo la consapevolezza di Sanchez del passo che sta per compiere, non esente da critiche, anche esterne: per questa ragione prova a ricercare nelle sentenze europee un appoggio giuridico alla sua scelta di procedere all'amnistia.

E i popolari? Da un lato Feijóo sarà presente domenica prossima a Barcellona alla manifestazione contro l'amnistia, certo che sia «ora di difendere l'uguaglianza», sostenendo in questo modo l'appello della Società Civile Catalana e chiede alla sua base una partecipazione di massa anche per via di alcune critiche che gli stanno arrivando dal suo stesso gruppo dirigente. Non è casuale la data scelta dalla Società Civile Catalana per protestare: l'8 ottobre 2017 più di un milione di persone si riversarono nel centro di Barcellona per protestare contro il tentativo di indipendenza della Catalogna. Dall'altro l'ombra della successione interna al Pp, con Isabel Ayuso che potrebbe essere la nuova leader in caso di seconde elezioni e prendere così il posto di Feijóo.

Gli ultimi sondaggi rivelano che il Pp cresce a spese di Vox e socialisti, ma non risolve la situazione di sostanziale pareggio elettorale. Anche per questa ragione, forse ispirati dall'esperienza positiva di Giorgia Meloni in Italia, il centrodestra spagnolo accarezza l'idea di una leadership al femminile. Basterà?

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