"Ora serve l'arma fiscale: vanno tagliate le tasse Il debito calerà più in là"

"Dalla Cina, all'Italia, all'Europa: si è agito tardi Priorità salvare il lavoro. Il resto viene dopo"

"Ora serve l'arma fiscale: vanno tagliate le tasse Il debito calerà più in là"

Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, ci dica la verità: una cosa così complicata non l'aveva mai vista.

«Ma guardi, non è così complicato. Veniamo travolti dalle notizie sul virus o sull'economia e questo ci rende difficile restare concentrati sui punti essenziali di questa epidemia».

Quali sono?

«Il contagio si affaccia in Cina mesi fa e viene fatto l'errore di tenerlo nascosto. Così sono stati presi provvedimenti drastici quanto era già molto diffuso e cresceva in modo esponenziale. Per questo il sistema sanitario è andato in collasso, hanno dovuto costruire ospedali nuovi. Facendo tutto questo, in ritardo, sono riusciti comunque a risolvere il problema. Ma se quei provvedimenti fossero stati presi settimane prima, il contagio sarebbe stato gestibile e i danni sull'economia contenuti».

E in Italia?

«Abbiamo fatto gli stessi errori. Quando ci sono stati i primi due cinesi contagiati, ricoverati poi allo Spallanzani, il problema è stato sottovalutato. Poi, quando siamo intervenuti avevamo già migliaia di contagiati».

Errore evitabile?

«Per i politici era difficile intervenire, sarebbero risultati impopolari, e ci hanno portato a questa situazione, che ha messo in crisi l'economia. Ma non siamo solo noi: nel resto d'Europa e del mondo avviene lo stesso».

Come valuta il decreto del governo?

«Sempre a causa del ritardo che ho detto, si tratta di provvedimenti presi come reazione: gli stessi 25 miliardi messi in circolo 3 settimane fa sarebbero stati sufficienti. Ora è più difficile. Il problema non è per l'Italia, ma riguarda il mondo, andiamo incontro a una crisi globale, più grande di quel avrebbe potuto essere. È come prendere una medicina in tempo o iniziare ad assumerla in ritardo: fa molto meno effetto».

Che cura suggerisce?

«A livello globale ci sono analogie con Lehman Brothers. Allora l'errore è stato farla fallire, ora è il ritardo della reazione. Ma siamo di fronte allo stesso scenario di rallentamento mondiale ed esplosione dei deficit. Per uscirne non bastano le armi monetarie (messe in atto da tutte le banche centrali tranne la Bce), ma è indispensabile usare l'arma fiscale».

È questo il nuovo bazooka?

«Sì perché l'Europa già prima del virus camminava, non correva. Perché non ha usato la leva fiscale, come suggeriva Mario Draghi».

Leva fiscale significa tagliare le tasse a famiglie e imprese.

«Certo. Ora c'è un problema urgente: le imprese hanno gli stessi costi ma non più i ricavi. Allora serve prima un rinvio delle scadenze. Ma poi vanno alleggerite le imposte».

Anche se così esplodono debito e deficit? C'è già qualcuno che prevede l'arrivo della Troika dopo il virus.

«Che quelli della Troika restino a casa loro: ora si tratta di salvare vite umane e posti di lavoro. Se non salviamo il lavoro passeranno due generazioni prima di ricostruire. Io non dico di esagerare, ma serve una manovra espansiva. Il debito si ridurrà più in là. Gli italiani sottoscrivono il loro debito».

E agli italiani che hanno i loro risparmi sui mercati cosa si sente di dire? La Borsa di Milano ha perso il 40% in tre settimane, Wall Strett, il 32%.

«La storia ci insegna che più rapidi sono i ribassi, prima arriva il punto di svolta. Dopo le torri gemelle del settembre 2001 i mercati hanno perso il 50% in 18 mesi. La svolta è arrivata nel marzo 2003. Dopo il crac Lehman le Borse hanno ceduto il 50% in soli sei mesi, poi i mercati hanno ripreso, molto prima dell'economia».

Cosa ci insegna questo?

«Il coronavirus passerà. Limitando i contagi la malattia è gestibile e la medicina sta lavorando su antivirali e vaccini. Quando finirà la paura sarà come quando è finita la guerra. Questa è una crisi che nasce fuori dall'economia: quando l'emergenza finirà, tutto ripartirà».

Come si investe sui mercati in questi casi?

«Per i risparmiatori che mettono via il denaro per il lungo termine queste sono grandi occasioni se ne sanno approfittare. Bisogna utilizzare piani di accumulo che entrano in automatico sui mercati e poi diversificare. Chi userà questi strumenti ne uscirà vittorioso».

Questa crisi ci renderà diversi? Migliori?

«Primo e più importante, alla fine dobbiamo uscirne vivi: le misure restrittive per la salute pubblica vanno assolutamente rispettate. E poi è vero che le crisi sono momenti di grande accelerazione di progresso economico. Avremo grandi progressi in campo medico, scientifico e stanno già esplodendo investimenti in campo tecnologico, in tutti i settori».

Vale anche per Banca Mediolanum?

«Vale per tutti. Noi di Banca Mediolanum da 2.700 dipendenti che stanno in sede oggi 1.100 lavorano da remoto, in una sola settimana.

Un progetto già in corso, ma la crisi ha dato un'accelerazione. E ogni settimana arrivano 60 nuovi pc. Vale anche per voi del Giornale. Toccheremo tutti con mano che nel mondo c'erano già le forze e le idee per risolvere questo problema e ripartire più forti di prima».

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