Ora "tempi supplementari": la partita del Colle e dei partiti

La crisi politica del governo Draghi sarà parlamentarizzata alle Camere: Draghi vuol chiudere la pratica in un solo giorno con decisioni nette

Ora "tempi supplementari": la partita del Colle e dei partiti

Il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti ha riassunto con una breve, ma efficace, metafora calcistica la situazione attuale del governo Draghi: "Ci sono sempre i tempi supplementari". In questo caso si tratta di 5 giorni extra-tempo concessi ai partiti per capire in quale direzione andare, prima che Mario Draghi mercoledì vada alle Camere per una verifica di maggioranza. La crisi attuale è extra-parlamentare, quindi politica e non numerica. Pallottoliere alla mano, infatti, l'esecutivo di Mario Draghi ha la maggioranza anche senza il M5s, il che significa che potrebbe continuare regolarmente la sua attività. Ed è questo che ha fatto notare Sergio Mattarella al presidente del Consiglio.

Nel comunicato diramato dal Quirinale non si fa cenno a dimissioni irrevocabili: il capo dello Stato ha voluto inchiodare i partiti alle proprie responsabilità, parlamentarizzando la crisi. Il premier assisterà da lontano alle manovre dei partiti ma il margine per ricucire lo strappo è davvero molto labile. Secondo quanto trapela, Mario Draghi avrebbe avuto l'intenzione di lasciare già oggi dopo il voto di palazzo Madama, in considerazione del fatto che "la maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c'è più". Una riflessione logica dopo l'Aventino del M5s.

Tuttavia, il senso di responsabilità e il rispetto per le istituzioni hanno portato il premier a non tracciare immediatamente la strada delle dimissioni irrevocabili. Ma questo non significa che Mario Draghi ha cambiato idea: "Il patto di fiducia alla base dell'azione di governo è venuto meno". Volendosi attenere strettamente al senso delle parole, le dimissioni di Mario Draghi appaiono solo rinviate a mercoledì, dopo il passaggio alle Camere. Lo strappo del M5s, arrivato nonostante gli sforzi fatti nei giorni scorsi dallo stesso premier per trovare un punto di contatto, dimostra che i presupposti sul quale è stato fondato l’esecutivo non ci sono più e non ci potranno più essere.

Durante il colloquio del primo pomeriggio con il presidente del Consiglio, Sergio Mattarella avrebbe mostrato comprensione per la fatica del premier alle prese con una maggioranza complicata, soprattutto sul percorso dei provvedimenti. I hanno dunque ipotizzato una road map proprio per far assumere ai partiti le loro responsabilità e cercare di evitare la crisi che in pichi minuti aveva già fatto il giro del mondo sui media internazionali. L'assunzione di responsabilità da parte dei partiti, sottolineata dal richiamo alla "sede propria", cioè le Camere, è la sottolineatura per indicare una parlamentarizzazione di un passaggio, crisi e sua eventuale soluzione, che non può essere lasciato a dichiarazioni estemporanee sui media o da palchi improvvisati.

Mercoledì dunque Draghi, in base alla prassi della "culla" sarà prima al Senato e poi alla Camera. La decisione non è ancora ufficiale ma l'intenzione è di chiudere in un solo giorno la verifica parlamentare.

Tempi stretti e decisioni nette saranno quindi le caratteristiche di questa verifica, già apprezzata dal Pd e favorita da Forza Italia, Lega e Iv, che lascerà poco spazio ai dubbi dei partiti per il loro posizionamento.

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