Il Teatro Brancaccio è gremito come per le grandi occasioni, un sold out degno di Gigi Proietti che qui per decenni ha messo in mostra il suo talento da mattatore. «In tanti anni raramente ho visto riempirsi anche il terzo anello per un evento politico», fa notare il ministro Francesco Lollobrigida.
Sono trascorsi dodici mesi dall'insediamento del governo Meloni e il partito organizza un evento diffuso, con tanti teatri collegati in tutta Italia, sotto l'attenta regia di Giovanni Donzelli. Sua la prima battuta. Una voce dalla regia del Brancaccio avverte i presenti di sedersi perché lo spettacolo sta per iniziare, «lo spettacolo è iniziato l'anno scorso con il voto degli italiani», la «correzione» di Donzelli. Per l'esecutivo è tempo di tracciare il bilancio dell'attività sottolineare il percorso che ha portato Giorgia Meloni da underdog ad affermarsi come leader credibile e ascoltata in tutti i consessi internazionali.
«Avevano detto che non avremmo neanche mangiato il panettone», ricorda il ministro Lollobrigida. «Giorgia Meloni non è stata eletta perché è donna, ma perché è la più brava. Faccio gli auguri di buon compleanno al primo governo di destra-centro di questa Nazione». E se Fabio Rampelli sottolinea che «Giorgia Meloni ha compiuto un miracolo sul piano internazionale, non è stato facile relazionarsi con l'aggressione di Putin all'Ucraina», e anche «il Medio Oriente è un altro scenario che sta affrontando con grande energia, l'aggressione di Hamas è un atto terroristico e il terrorismo va combattuto», Nicola Procaccini alla platea del Brancaccio ricorda che «il 9 giugno 2024 c'è da scrivere un'altra pagina di storia» con le elezioni europee.
«C'è la possibilità di spostare gli equilibri verso destra, c'è e cammina sulle gambe di Giorgia Meloni, bisogna riconoscerlo». Gennaro Sangiuliano ricorda le tante riaperture avvenute sotto la sua regia e rivela ai presenti al Brancaccio: «Ho chiesto alla direttrice del Louvre di ridarci sette nostri reperti. Sono andato al Louvre e mi sono presentato con un dossier corposo chiedendo alla direttrice del museo la restituzione di sette vasi rubati a Ostia negli anni '40, '50 e '70. La direttrice, davanti a tanti testimoni e giornalisti di Le Monde, ha ammesso che effettivamente si tratta di beni rubati dalla mafia e ha detto che mai nessun ministro italiano aveva avuto il coraggio di rivendicare i propri beni». E se Orazio Schillaci ricorda l'aumento «del fondo sanitario con 3,4 miliardi in più, uno stanziamento del genere non c'era dal 2005», Eugenia Roccella sottolinea che fino al governo Meloni «non si poteva neppure parlare di natalità, abbiamo riaperto questo tema. Siamo accusati di volere la famiglia del Mulino Bianco, quando è stata la sinistra a scatenare una polemica surreale sullo spot di Esselunga su una bambina che offriva la pesca al papà».
Tommaso Foti sottolinea quanto «la sinistra avesse puntato sul fatto che il governo non venisse accettato dalla comunità internazionale con la speranza di fare terra bruciata attorno a noi. Come al solito il malocchio gli è tornato indietro e l'Italia è oggi a un livello di considerazione dove non era mai stata prima». Maurizio Leo annuncia iniziative per il «reshoring», ovvero per riportare in Italia le aziende che producono all'estero per godere di una tassazione preferenziale. Guido Crosetto, invece, individua nella ricostruzione del senso dello Stato, anche tra i dipendenti dei ministeri, il lavoro più difficile che sta facendo il governo.
La sua chiusura è sul senso di comunità e sul ruolo della premier: «Giorgia Meloni ha iniziato a piantare i picchetti, per scalare la montagna, e la montagna si deve scalare tutti insieme, non lasciando indietro nessuno. Meloni è cresciuta, all'estero hanno iniziato a capire che studia, e si sono messi a studiare per stare al passo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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