«In Italia manca un piano casa, stiamo preparando una proposta da fare presto al governo. È una parte di welfare per attrarre i giovani allo studio e al lavoro: servono alloggi a basso costo». Per la sua prima uscita pubblica da presidente di Confindustria, Emanuele Orsini mostra il cambio di passo che l'associazione degli industriali cercava con il nuovo corso. Da una lato la concretezza di alcune richieste prioritarie, dall'altra il quadro delle istanze nazionali ed europee indispensabili alle imprese per lo sviluppo del Paese.
Il lancio di un Piano casa che contrasti il caro affitti esploso in questi ultimi anni fa parte della prima categoria, così come la richiesta forte che il governo vari i decreti per l'Industria 5.0: «Stiamo frenando, serve che venga messa a terra domattina, i nostri imprenditori aspettano i decreti da dicembre per poter investire. Incontro martedì il ministro Urso: abbiamo bisogno che escano domani». E poi cita anche il Contratto di Sviluppo, dando atto che «l'avvento di Bernardo Mattarella è stato decisivo, ma ora servono tempi certi».
Orsini ha chiuso ieri a Trento il Festival dell'Economia organizzato dal Gruppo 24 Ore e Trentino marketing, in un dialogo con il direttore del Sole Fabio Tamburini. È apparso a suo agio, pacato e determinato a lanciare da subito i messaggi chiave degli industriali italiani che ora rappresenta, con vista sulle prossime elezioni europee. Senza troppi giri di parole: «Quello che non possiamo accettare è una politica anti-industriale», ha detto riferendosi proprio alle politiche comunitarie. «Al centro dobbiamo mettere le politiche industriali. Penso a quanto abbiamo rischiato con la normativa sugli imballaggi. E a una cosa che dobbiamo dire: lo stop al 2035 al motore endotermico non può esistere. Abbiamo una filiera d'eccellenza da difendere. La decarbonizzazione è un tema competitivo. Ma non possiamo fare competizione con chi non fa i compiti a casa: l'Europa vale solo il 9% dell'inquinamento globale. Serve una commissione pro industriale con politiche certe». Poi il nucleare: «Crediamo che quello di ultima generazione sia decisivo, con una rete elettrica nazionale. Ma se anche iniziassimo domani matina saremmo pronti nel 2032, nel frattempo serve il progetto di un'energia unica europea a sostegno delle imprese». E infine la certezza del diritto, per la quale Orsini non accetta deroghe al punto da contestare il metodo utilizzato dal governo per fermare l'emorragia di soldi pubblici del Superbonus. «All'inizio il Superbonus doveva essere un acceleratore di crescita. Ed è servito a quello, un pezzo di colpa me la prendo anch'io. Ma oggi non può essere che misure retroattive mettano in dubbio impegni presi. Le imprese si devono fidare delle istituzioni, l'industria 5.
0 sarà fatta con i crediti d'imposta. Non si può rischiare».Quindi su ideologie, nucleare certezza del diritto Orsini promette di tenere il punto. «Siamo pronti al dialogo con maggioranza e opposizione, ma questi sono punti fermi».
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