Ospedali nel dramma. "Pronti a evacuare dai corridoi umanitari". Israele accusa Hamas: "Carburante rifiutato"

Il dramma nel dramma degli ospedali nella Striscia di Gaza resta sotto gli occhi del mondo

Ospedali nel dramma. "Pronti a evacuare dai corridoi umanitari". Israele accusa Hamas: "Carburante rifiutato"
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Il dramma nel dramma degli ospedali nella Striscia di Gaza resta sotto gli occhi del mondo. Alcune immagini di bambini, sdraiati uno accanto all'altro per restare quanto più possibile al caldo e sopperire alla mancanza di energia elettrica, sono un pugno nello stomaco e sono la rappresentazione più palese di cosa la guerra sia e possa diventare. Compreso il solito rimpallo di responsabilità sul perché si sia arrivati a una situazione così drammatica.

Il ministero della Sanità di Gaza afferma che ci sono ancora un migliaio pazienti all'ospedale di al-Shifa, rimasto di fatto isolato, senza corrente e senz'acqua, oltre al personale medico e a più di 15mila civili che lì hanno trovato rifugio. «Abbiamo trascorso la notte in preda al panico aspettando i raid», racconta uno dei rifugiati. Il direttore dell'ospedale Mohammad Abu Salmiya ha detto che personale medico e pazienti sono pronti per un'immediata evacuazione se Israele lo consentirà. «Abbiamo offerto il carburante all'ospedale di Shifa di Gaza, ma loro lo hanno rifiutato», ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu incolpando Hamas che proprio nei fondi della struttura avrebbe una delle sue più importanti basi operative e quindi ha tutto l'interesse a lasciare le cose come stanno. «L'esercito israeliano voleva consegnare 300 litri di carburante per urgenti fini medici ma Hamas ha impedito al personale della struttura di prenderli», ha confermato un alto rappresentate dell'esercito. Anche l'Ue si ha lanciato un appello per la salvaguardia delle strutture sanitarie, mentre il portavoce delle Forze di difesa israeliane Daniel Hagari ha ribadito la volontà di aprire un corridoio umanitario per evacuare l'al-Shifa ma anche gli ospedali Rantisi e Nasser. «Chiunque desideri spostarsi dall'ospedale e verso l'ospedale Al-Wehda Street a Est può farlo. Non ci sono forze israeliane sul lato orientale dell'ospedale», ha spiegato confermando che le forze israeliane hanno assicurato le vie che conducono alla strada Salah a-Din che funge da corridoio umanitario. Assicurata anche una pausa «tattica» nelle operazioni militari sul campo profughi di Jabalya nel nord della Striscia.

Ma l'al-Shifa, il più grande della Striscia, non è l'unico ospedale in grave crisi. Anche l'al-Quds di Gaza City, il secondo più grande, secondo la mezzaluna palestinese «non è più operativo a causa dell'esaurimento del carburante disponibile e dell'interruzione di corrente», con il personale medico impegnato a fornire comunque assistenza ai pazienti. «I feriti continuano ad affluire all'ospedale di al-Ahli, che rimane l'unico ospedale funzionante a ricevere i feriti. Fino a ora sono arrivate centinaia di feriti, superando la capacità dell'ospedale», ha scritto via social il dottor Fadel Naim, chirurgo della struttura.

Il fronte di Gaza, dove ieri sono stati arrestati 20 miliziani di Hamas e portati in Israele per essere interrogati, non è l'unico caldo. Ieri Hezbollah ha rivendicato il lancio di un missile anticarro contro l'Alta Galilea. Sei civili sono rimasti feriti a Metula, al confine con il Libano. Ma la situazione rischia di incendiarsi ulteriormente. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, circa 700 combattenti siriani, iracheni, libanesi e palestinesi filo-iraniani sono stati dispiegati nelle ultime ore nella Siria sud-occidentale a ridosso delle Alture del Golan contese con Israele. Le forze ausiliarie filo-iraniane sarebbero dispiegate nelle regioni di Qunaytra e Daraa, colpite regolarmente nell'ultimo mese da raid aerei e di artiglieria israeliani. L'esercito regolare siriano non è intervenuto direttamente nel conflitto, così come l'Iran, ma questi attacchi e quelli di Hezbollah, con i relativi raid di risposta israeliani, contribuiscono non poco ad alzare la tensione nella regione. Nello specifico ieri, le forze di difesa dello stato ebraico hanno effettuato attacchi contro i siti di Hezbollah nel Sud del Libano con aerei da combattimento e droni, in risposta al lancio di missili razzi e mortai sul Nord di Israele.

Intanto, come promesso, ieri è stato riaperto il valico di Rafah che collega la Striscia con l'Egitto.

Oltre 800 tra stranieri e palestinesi con doppio passaporto sono usciti ieri dalla zona di guerra con la Mezzaluna egiziana che ha spiegato come molti degli sfollati abbiano passaporto russo e ucraino. In totale dall'inizio del conflitto sono stati 2.700 gli stranieri e i cittadini con doppia cittadinanza che sono riusciti a fuggire dalla guerra ed entrare in Egitto.

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