La speranza di costruire un nuovo scenario di pace in Ucraina con il sostegno determinante dell'Occidente. La necessità di sedersi attorno a un tavolo per ragionare sulle spese per la difesa, eventualmente sottraendole dal computo del Patto di Stabilità. La necessità di comprendere quali effetti produrrà la vittoria di Donald Trump sull'Unione Europea.
Giorgia Meloni, in occasione del Consiglio europeo informale di Budapest, il primo dopo le elezioni statunitensi, forte del suo consenso elettorale e anche di un rapporto preferenziale che il governo italiano potrebbe costruire con la nuova Amministrazione Usa, veste i panni della protagonista. «A me - dice - pare che l'Europa debba trovare la quadra e prendere le misure di se stessa».
E, arrivando al vertice, Meloni ha avuto modo di parlare anche di Elon Musk, che lei ha visto di recente e che - da sponsor di Trump - si sta ritagliando un futuro di primo piano (si vedrà in quale ruolo) nella nuova amministrazione della Casa bianca. «Sicuramente - spiega - è una persona che si è schierata nella campagna elettorale di Trump come migliaia di altre persone si sono schierate nella campagna elettorale americana da una parte e dall'altra. Insomma mi sembra che sia nel diritto dei cittadini aderire alle campagne elettorali. Dopodiché io posso dirle che considero Elon Musk un valore aggiunto in questo tempo. Una persona che sicuramente ha fatto delle cose straordinarie, delle cose importanti, e penso che debba e possa essere un interlocutore, una persona con la quale confrontarsi».
Nei pensieri dei partner europei c'è però molta curiosità per le vicissitudini del governo italiano sulle misure di controllo delle frontiere. «C'era un po' di preoccupazione su questo tema» continua Meloni «poiché secondo alcuni i governi non sono nella condizione di poter definire cosa sia uno Stato sicuro, un Paese sicuro. Leggendo alcune sentenze, si rischia di trovarsi di fronte a una realtà nella quale non esistono Paesi sicuri. Come ho detto tante volte e come tutti capiscono, di fatto compromette ogni possibilità di governare l'immigrazione. E di fermare l'immigrazione illegale di massa. Questa è una parte del dibattito sulla quale trovo molta solidarietà».
Nel punto stampa allo stadio Puskas di Budapest Meloni passa in rassegna tutti i temi caldi dell'agenda internazionale. Dagli investimenti per la difesa ai conflitti. «Nel nuovo patto di stabilità ci sono delle aperture per permettere anche ai Paesi più indebitati di arrivare a spendere per la difesa almeno il 2% del Pil, come chiede la Nato. Ma su questo bisogna fare molto di più». Sull'Ucraina Meloni sottolinea che se oggi si parla di uno scenario di pace «è solo perché l'Occidente ha sostenuto Kiev nella guerra contro l'invasore russo. Noi abbiamo sempre lavorato tutti per la pace. Dopodiché dal mio punto di vista per costruire pace bisognava impedire che ci fosse un'invasione». C'è poi la questione del rilancio dell'Ue e del suo ruolo nella competizione con i grandi player internazionali. «A me pare che l'Europa debba trovare una quadra e prendere le misure di se stessa. Ricordo che il dibattito sulla competitività europea è iniziato mesi fa. Ebbe un'impennata all'indomani dell'Inflation Reduction Act. Alla fine conclude il dibattito è sempre su un aspetto fondamentale: non chiederti cosa gli Stati Uniti possano fare per te, chiediti cosa l'Europa debba fare per se stessa».
C'è comunque una bussola e una road-map che Bruxelles e gli Stati membri possono seguire: quella tracciata dal report di Mario Draghi sulla competitività. «Più o meno, noi sappiamo che cosa dobbiamo fare. La grande domanda alla quale dobbiamo rispondere adesso è se davvero vogliamo dare gli strumenti agli Stati membri per centrare gli obiettivi».
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