Pace in vista sul premierato tra il governo e i vescovi

Il presidente della Cei Zuppi adesso smorza i toni: "Forse alla Meloni hanno riferito male, recupereremo"

Pace in vista sul premierato tra il governo e i vescovi
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Battute e frecciatine, ma anche telefonate partite dai palazzi romani con destinazione Oltretevere, per «chiarire» e «mettere la parola fine a ogni polemica». Dopo il botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e il cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI sul tema del premierato a pochi giorni dal voto per le europee, diverse colombe si son messe al lavoro per chiudere la faccenda e guardare avanti. «Forse alla Meloni hanno riferito male ciò che ho detto», ha chiarito Zuppi parlandone col Corriere della Sera, rassicurando che «recupereremo» il rapporto.

In effetti, chi era presente a quella conferenza stampa a chiusura dell'Assemblea Generale della CEI, sa bene che «don Matteo», rispondendo a una domanda sulla riforma del premierato, segnalando la «preoccupazione di qualche vescovo», ha detto che «gli equilibri istituzionali vanno toccati sempre con molta attenzione». Il tema va affrontato «con lo spirito della Costituzione: come qualcosa di non contingente, che non sia di parte. È un discorso ancora aperto, vediamo come va la discussione».

Parole a cui ha fatto seguito la reazione di Meloni («Il Vaticano non è una repubblica parlamentare») e che ha portato, infine, Zuppi a un ulteriore chiarimento su quanto affermato. Il desiderio insomma, adesso, è quello di mettere fine alle polemiche anche perché, lo sanno anche i muri, nel mezzo della questione, che lo si voglia o no, c'è finito anche Papa Francesco. Bergoglio, così come i vertici della Conferenza Episcopale Italiana, sa bene che in campagna elettorale i toni spesso si alzano in modo polemico: proprio Francesco lo ha vissuto in prima persona, pochi mesi fa, durante la campagna elettorale per le presidenziali argentine, insultato continuamente dal candidato ultraliberista (poi eletto) Javier Milei. Alla fine tutto si è chiuso con un abbraccio in San Pietro e l'invito a visitare il Paese. Tutto chiarito, insomma. Anche in questo caso, pur trattandosi di ben altri toni, «tutto rimarrà in campagna elettorale», dicono dai palazzi vaticani, anche perché i rapporti tra la Chiesa italiana e il Governo sono buoni. Ne è prova, ad esempio, il fatto che solo due settimane fa i vescovi italiani, d'accordo col Governo, hanno presentato col ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Vademecum per le Comunità Energetiche Rinnovabili, preparato dal tavolo tecnico della Segreteria generale della CEI. E sempre pochi giorni fa, su un altro fronte, sono stati pubblicati i due bandi di concorso per gli insegnanti di religione, questione questa che sta molto a cuore ai vescovi (Zuppi ha espresso «gratitudine») e che il Governo ha appoggiato sin da subito. Discorso a parte sono i rapporti tra la Santa Sede e il Governo: Francesco ha incontrato diverse volte Giorgia Meloni e tra i due si è creato un buon rapporto che, fino ad oggi, non ha avuto alcuna crepa. Inoltre su un piano ancor più istituzionale, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in quest'ultimo anno ha lavorato molto nel curare i rapporti con la Segreteria di Stato Vaticana, in particolare col cardinale Pietro Parolin e con altri superiori della Curia Romana, anche per affrontare insieme il tema del Giubileo del 2025. Anche in questo caso i rapporti sono buoni, «stiamo lavorando molto bene su vari temi che stanno a cuore alla Chiesa e a Papa Francesco», fanno sapere dalle sacre stanze. Certo, anche su altri temi, il cardinale Zuppi non le ha mai mandate a dire al Governo. Niente di nuovo, succedeva anche ai tempi della CEI guidata dal cardinale Ruini. Ma lo stesso arcivescovo di Bologna, ha sempre confermato che tutto rientra nella normale dialettica tra Chiesa e Stato.

A febbraio scorso, ad esempio, Zuppi, parlando dei rapporti col Governo confermava alla rivista dei gesuiti «La Civiltà Cattolica» che con l'esecutivo «C'è una buona interlocuzione, e su certi tavoli ottima collaborazione. Sul tema dei migranti, c'è certamente un'interlocuzione dialettica, come d'altra parte è successo anche con i governi precedenti».

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