Meno burocrazia per le imprese; uno sforzo comune, che per ora non vede, nei temi economici; alla Raggi chiede «onestà, capacità concrete e assoluta dedizione». E per la prima volta interviene in tema di referendum costituzionale: «Ognuno si informi personalmente e non si accontenti del sentito dire». E sull'Islam, l'Europa faccia «un serio esame di coscienza». Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, parla a tutto campo in questa intervista al Giornale, affrontando i temi sociali, economici e politici del Paese, nel giorno in cui a Genova si apre il Congresso eucaristico nazionale.
Eminenza, in Italia ci sono sempre più disoccupati, soprattutto giovani, e il numero dei poveri cresce a ritmo inarrestabile. Cosa vi aspettate dal governo su queste due tematiche?
«In quanto pastori, è nostro dovere dare voce a chi non ha voce: noi abbiamo la fortuna di vivere accanto alla gente ogni giorno, ne conosciamo le sofferenze, le gravi preoccupazioni, le povertà antiche e nuove, le paure per il domani. Vediamo che la ricchezza aumenta nelle mani di pochi e la povertà si allarga. La disoccupazione che tocca giovani e meno giovani è la causa principale del disagio con ricadute anche sociali che cresceranno nel tempo. Sono convinto che ci voglia una concentrazione di tutte le forze e le responsabilità in campo per conseguire davvero risultati concreti, ampi e stabili. Devo dire che faccio una certa fatica a riconoscere in atto tale concentrazione, ma sono convinto che sia possibile».
Siete preoccupati per la situazione che attanaglia gli imprenditori stretti tra burocrazia e tasse eccessive?
«Coloro che soprattutto in un contesto difficile come l'attuale investono per creare lavoro sono benemeriti; e tutto ciò che facilita tale obiettivo vitale è, pertanto, benvenuto da tutti. Naturalmente, il lavoro deve essere onesto o non è nemmeno degno di questa parola. Aggiungo che non solo dovrebbe essere alleggerito il peso della burocrazia, ma che dovrebbe anche essere stemperato un certo clima perché, nell'applicazione delle norme, nessuno viva col terrore nell'assumere decisioni e dare risposte».
Genova ospita il Congresso eucaristico nazionale. Quale è il messaggio della Cei?
«Vogliamo dire all'intera società che non solo è possibile camminare insieme, ma che è bello e che corrisponde al cuore del popolo, nonostante tante difficoltà. Per i credenti, la sorgente originaria di questa unità è Cristo che rivela la verità di Dio ed è il criterio del pieno umanesimo: senza verità sull'uomo non c'è unità sociale, e senza l'aiuto di Dio tutto è più difficile».
Il «caos in Campidoglio», a Roma, preoccupa non poco anche i vescovi italiani. Cosa vi aspettate dalla sindaca Raggi?
«Da qualunque amministratore pubblico ogni cittadino si aspetta pur considerando complessità e problemi - capacità concrete, onestà e assoluta dedizione».
Il 17 settembre Raggi celebrerà le prime nozze gay in Campidoglio. Il tema famiglia è un altro pilastro della Cei. Siete preoccupati?
«La Chiesa ha sempre sostenuto la famiglia come tutti la conosciamo e come è codificata nella nostra Costituzione. Essa è il fondamento del vivere personale e sociale, nonché un autentico ammortizzatore sociale, come ben si vede in questi lunghi anni di crisi, da cui non siamo ancora usciti; è luogo dove si uniscono energie morali, spirituali, economiche per far fronte alle difficoltà e non cadere nella sfiducia. Credere nella famiglia, tutelarla e promuoverla anche con la richiesta di politiche fiscali coerenti non è una convinzione di fede, ma il frutto dell'esperienza umana universale. Non a caso, anche molte persone non credenti la pensano così».
Fra poche settimane si terrà il referendum costituzionale. Quale è la posizione dei vescovi italiani?
«Auspichiamo, come in tutte le situazione di voto, che ogni cittadino sia messo in grado di comprendere con semplicità e chiarezza le questioni su cui è chiamato a esprimersi. E ciò sia fatto con assoluta verità e senza complicazioni di nessun tipo. Per questo ci auguriamo anche che ognuno si voglia informare personalmente e non si accontenti del sentito dire».
C'è preoccupazione per l'avanzare di movimenti populisti in tutta Europa, di voti di protesta e di qualunquismo che stanno sempre più prendendo piede?
«La vera politica riconosce e affronta i problemi per risolverli, il populismo li cavalca. È una differenza sostanziale e un buon criterio di giudizio».
Infine, l'estremismo islamico minaccia sempre più le nostre società. Come rispondere ai fondamentalisti islamici?
«Ieri mattina il Papa, celebrando la messa in suffragio di padre Jacques Hamel, ha sottolineato come il suo esempio ci deve aiutare ad andare avanti senza paura: Lui che è martire ha detto il Papa ci dia la mitezza, la fratellanza, la pace, e anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico. Con questo spirito, come Chiesa italiana accompagniamo con la preghiera e l'impegno l'appuntamento di martedì prossimo ad Assisi, dove il Papa presiede un importante incontro interreligioso.
Nel contempo, mi auguro che l'Europa inizi finalmente un serio esame di coscienza sulla propria cultura: perché se non si ha nulla da dire di proprio, di vero e di alto, non si riesce a dialogare veramente con nessuno, né si convince alcuno sulla bellezza di un certo modo di vivere e di pensare. Non basta certo un generico richiamo ai valori: quali sono, dove e su quali radici sono fondati, come vengono tradotti, come sono testimoniati nell'educazione?».
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