"Paghiamo il sostegno a Draghi. Ci conveniva di più starne fuori"

Il vicesegretario: "Ora Matteo torni a guidare il Viminale"

"Paghiamo il sostegno a Draghi. Ci conveniva di più starne fuori"

Nessun clima da resa dei conti al consiglio federale della Lega. Lorenzo Fontana, vicesegretario del partito, assicura che la leadership di Matteo Salvini non è in discussione.

Sono tutti d'accordo su questo?

«Abbiamo avuto un confronto franco per capire perché siamo andati meno bene delle aspettative e per discutere delle difficoltà che abbiamo riscontrato stando al governo Draghi. Per noi che abbiamo una base elettorale identitaria è stato faticoso. Su alcuni passaggi, come le pensioni o la Bolkestein, c'era una linea opposta alla nostra. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, ma col senno di poi ci è costato parecchio».

Lo definirebbe un errore?

«Sicuramente in termini elettorali il prezzo da pagare è stato più alto di quello che si pensava. Credevamo di poter incidere di più».

Anche i «governisti» dell'epoca lo hanno riconosciuto?

«Sì. Non abbiamo la prova di come sarebbe andata se non fossimo entrati nel governo Draghi. Ma resta il fatto che il partito che ha preso più voti è quello che è stato all'opposizione. E anche il Movimento 5 Stelle che ha fatto cadere Draghi ha preso molti più voti della Lega».

La leadership di Salvini è in discussione?

«Nessuno l'ha messa in dubbio. Siamo uniti e compatti. E poi anche quelli che vengono dipinti come rivali di Salvini hanno bisogno di una Lega in salute. Più la Lega è forte e più sono forti anche le sue componenti».

Maroni e Grimoldi quindi sono voci isolate?

«Le loro dichiarazioni sono state considerate ingenerose. Sono stati i governatori a riconoscere che questa campagna elettorale è stata portata avanti per il 90 per cento da Salvini. Si è speso in tutti i modi in un'impresa a dir poco difficile: venivamo da un anno e mezzo di governo e avevamo un competitor, la Meloni, che dall'opposizione poteva presentarsi come novità».

La rivalità con Fratelli d'Italia ve la porterete anche al governo?

«Sarebbe una sciocchezza. In questo momento quello a cui dobbiamo pensare tutti è il bene degli italiani. L'obiettivo è fare quello che i nostri elettori ci hanno chiesto: meno burocrazia, meno tasse, autonomia».

Chiederete il ministero dell'Interno per Salvini?

«Io spero che Matteo possa tornare al Viminale. Sarebbe un bene anche per la Meloni visto che è stato uno dei migliori ministri. Non è un caso che la Lega all'epoca fosse all'apice del consenso. Ha fatto con coraggio quello che gli italiani gli chiedevano».

Anche sul caro-bollette con FdI c'è differenza di vedute

«Bloccare questi aumenti è una priorità. Se c'è la possibilità di farlo senza uno scostamento di bilancio ben venga, ma la nostra dovrà essere un'azione forte. Il problema è che se continuiamo così tra qualche mese le famiglie vanno sul lastrico e le imprese chiudono, quindi poi questi danni li pagheremo molto di più. Meglio prevenire ora che curare dopo».

Il nuovo governo avrà gli occhi addosso anche sul tema delle sanzioni alla Russia, come vi comporterete?

«Noi le abbiamo proposte e votate, però devono essere efficaci: devono mettere in difficoltà la Russia e non ridurre in

ginocchio noi. Questa guerra economica dobbiamo vincerla, quindi ora, a distanza di sei mesi, dobbiamo valutare l'efficacia sanzione per sanzione per spingere il prima possibile Russia e Ucraina al tavolo delle trattative».

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