"Pagliacci e incompetenti". L'ira di Pechino sugli Usa

L'affondo: "Trump pensa alle elezioni, noi a salvare vite". Assist dell'Oms: "Pandemia di origine animale"

"Pagliacci e incompetenti". L'ira di Pechino sugli Usa

«Coppia di pagliacci bugiardi». Volano parole pesanti, un'escalation verbale senza precedenti dalla Cina agli Stati Uniti nella nuova Guerra Fredda per il dominio economico e geopolitico del mondo che si gioca sui cadaveri, a oggi 250mila vittime ufficiali nel mondo per coronavirus. E apre scenari catastrofici. Secondo la Reuters, che cita un rapporto che sarebbe stato presentato a Xi Jinping il mese scorso, dell'Istituto cinese per la relazioni internazionali contemporanee, un think tank che fa capo al ministero della Sicurezza di Stato, l'intelligence cinese avrebbe allertato il presidente sulla possibilità addirittura di uno scontro armato diretto con gli Stati Uniti. Nel dossier si sottolinea come la pandemia abbia alimentato il sentimento anti cinese nel mondo, tornato ai livelli del massacro di Tienenmen del 1989. E il conflitto armato sarebbe lo scenario estremo che potrebbe scatenarsi come conseguenza di queste tensioni.

Gli insulti del resto erano già volati ieri da Pechino, destinazione Washington, tramite il Quotidiano del Popolo, l'organo di stampa del Partito comunista cinese. Uno dei destinatari è Steve Bannon, ex capo consigliere di Donald Trump e insieme ideologo e burattinaio del sovranismo internazionale, la prova che il Partito comunista cinese attacca una visione del mondo e le politiche della destra neoconservatrice. L'altra «vittima» è Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che ha dichiaratao di avere «prove enormi» che il coronavirus arrivi dal laboratorio di Virologia di Wuhan e che Pechino «ha fatto tutto il possibile per tenerlo nascosto». Un affondo ripetuto da Trump ieri in un'intervista a Fox News e contenuto in un rapporto del Dipartimento di Sicurezza..

Il Quotidiano del Popolo ricorda come l'obiettivo di Pechino «sia sempre stato quello di salvare vite» e la tv di Stato Cctv bolla come «folli ed evasive» le accuse di Pompeo secondo cui la Cina ha insabbiato la notizia. Anche il Global Times si aggiunge al fuoco di fila con cui Pechino sfida Washington. Il giornale invita gli americani a fornire «prove solide», contraccusa gli Stati Uniti di propaganda, di pregiudizio ideologico contro la Cina e di avere un solo scopo: far vincere a Trump e ai Repubblicani le presidenziali di novembre 2020. Infine due provocazioni. La prima riguarda i diritti umani, sui quali nel mondo la Cina è campione di violazioni: «Gli Stati Uniti hanno sospeso i fondi all'Oms - scrive il Quotidiano del Popolo - ma mantenuto le sanzioni contro Iran, Cuba e Venezuela. Si definiscono ancora custodi dei diritti umani a livello globale?». La seconda riguarda la gestione della crisi, affondo diretto all'amministrazione Trump, tacciata di «incompetenza», ma anche a tutto il modello America. Mentre la Cina ha adottato «misure risolute ed efficaci» e le persone sono state «volontariamente» a casa, negli Usa invece - sostiene il giornale cinese - «ci sono state divergenze tra le autorità sulle competenze». Una mezza verità mista a una bugia colossale.

Perché se è vero che Trump si è schierato a favore delle proteste contro il lockdown voluto dai governatori, sostenere che i cinesi siano rimasti a casa «volontariamente» nega l'evidenza sulle misure repressive adottate da Pechino che hanno rafforzato la capacità di controllo sul «popolo» del regime.

Tra i due litiganti arriva l'Oms, che ribadisce la convinzione sull'origine animale del virus, nega l'esistenza di prove anti-cinesi e invita gli Stati Uniti a esibirle. Oppure resteranno solo accuse «speculative».

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