In piedi su un camioncino scoperto, arringava la gente, accorsa in massa nella cittadina di Wazirabad, lungo la sua «marcia» da Lahore a Islamabad per protestare contro l'attuale governo di Shehbaz Sharif. All'improvviso una raffica di colpi di pistola. L'ex premier Imran Khan si è accasciato, mentre uomini della scorta e sostenitori facevano muro per coprirlo. Qualcuno ha bloccato l'assalitore, nel caos più totale. Khan è stato soccorso, ferito a un piede ma non grave. Poteva andargli molto peggio, anche se era consapevole dei rischi. Da mesi conduce una campagna con continui bagni di folla per chiedere elezioni anticipate. Un altro video lo mostra cosciente con una benda sulla gamba destra che viene portato via in un veicolo. Uno dei sostenitori di Khan sarebbe rimasto ucciso nell'attentato, otto sono i feriti.
L'attentatore, bloccato dalla sicurezza e poi arrestato, è apparso in un video in cui ha detto di aver agito da solo: «Non sono sostenuto da nessuno - ha dichiarato - . Ce l'ho con Khan per il modo in cui inganna la gente». Si tratterebbe di un gesto premeditato perché l'uomo ha confessato di star pianificando il tentativo di omicidio da quando Khan ha lasciato Lahore. L'attuale primo ministro Sharif ha condannato la sparatoria e ha ordinato un'indagine immediata. Il presidente Arif Alvi ha affermato che l'incidente è stato un «tentativo di omicidio atroce».
Il governo ha ripetutamente dichiarato che terrà le elezioni il prossimo anno, come previsto. Il mese scorso la commissione elettorale pakistana ha inibito Khan dal ricoprire cariche pubbliche. L'ex giocatore di cricket ha ritenuto la decisione politicamente motivata. È stato accusato di aver dichiarato erroneamente i dettagli dei doni di dignitari stranieri e i proventi della loro presunta vendita. I regali includevano orologi Rolex, un anello e un paio di gemelli. Khan si è dimesso ad aprile in seguito ad un voto di sfiducia dopo le defezioni di alcuni dei suoi partner della coalizione, ma mantiene un forte sostegno pubblico di massa nel Paese. È salito al potere nel 2018 con un programma anticorruzione, votato da un elettorato stanco della politica.
Ma la sua cattiva gestione dell'economia e il deterioramento dei suoi rapporti con le forze armate hanno segnato il suo destino. Da allora si è scagliato contro l'establishment e il governo di Sharif, che secondo lui è stato imposto al Pakistan da una «cospirazione» che coinvolge gli Stati Uniti.
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