Il Palazzo ora si scuote: basta carcere ai cronisti

Dal centrodestra a Conte: solidarietà a Napolitano. Martusciello (Fi): "Emergenza per i non allineati"

Il Palazzo ora si scuote: basta carcere ai cronisti
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«Rifiutiamo l'idea che in un Paese democratico venga ancora comminata la pena del carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa». Il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, taglia corto sul caso del cronista del Giornale e collaboratore di Quarta Repubblica (Mediaset) - Pasquale Napolitano, condannato a 8 mesi per essersi limitato a scrivere una notizia su una bega interna al consiglio forense di Nola. Per Bartoli, quella sentenza controversa è «la goccia che fa traboccare il vaso di una normativa che non sta più in piedi». Bartoli, stupito «per la discrepanza tra fatto e condanna», rimarca come «al di là del merito della vicenda» sia «necessario comprendere che l'uso strumentale delle azioni giudiziarie (penali e civili) contro i giornalisti colpisce tutta la stampa, al di là dei suoi orientamenti». Se il numero uno dell'Odg reclama «una riforma che tuteli la libertà di informazione» e il sindacato Rai Unirai esprime «sconcerto» per la condanna, anche il leader M5s Giuseppe Conte è solidale con Napolitano.

Lo ha detto al giornalista, incontrandolo a Montecitorio, e sui suoi social, spiegando che anche se il cronista non è stato «mai tenero» nel raccontare i retroscena pentastellati, la notizia della sua condanna lo «preoccupa fortemente», in quanto «il carcere per i giornalisti è totalmente inaccettabile». Al fianco di Napolitano anche il capogruppo Fdi a Montecitorio, Tommaso Foti, che esprime «la più autentica solidarietà per la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti». Anche il Pd, col capogruppo in Antimafia Walter Verini, definisce «un fatto molto grave» la condanna di Napolitano, chiedendo alla maggioranza di sbloccare «la legge sulla diffamazione a mezzo stampa» con «l'abolizione del carcere ai giornalisti e il contrasto alle querele temerarie». Un appello al quale replica la vicecapogruppo Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che accusa Verini d'aver fatto autogol, e ricorda che la condanna di Napolitano è arrivata «con un sistema presente ben prima dell'arrivo del governo Meloni, tenuti in piedi da una sinistra che quando ha governato non ha mosso un dito». Non basta alla vicepresidente del Senato Licia Ronzulli esprimere «convinta solidarietà» a Napolitano, la senatrice azzurra punta il dito contro l'ordinamento che per la diffamazione prevede ancora il carcere per i giornalisti, ricordando che «Fi è in prima linea per eliminare una misura che rappresenta una spada di Damocle sulla testa dei cronisti, in grado di condizionare la libertà di stampa». Di «sentenza preoccupante» parla il deputato Fi Paolo Emilio Russo, che definisce il carcere per i giornalisti «profondamente sbagliato, ingiusto e non degno di un Paese democratico». E il vicepresidente della Camera, l'azzurro Giorgio Mulé, ricorda: «Da giornalista ho subito l'onta di sentenze di condanna alla reclusione in carcere senza condizionale: succedeva oltre dieci anni fa e, dopo più di dieci anni, questo Paese subisce ancora lo stesso sfregio con la condanna di Pasquale Napolitano».

Quanto basta, per l'esponente azzurro, per invitare i suoi colleghi «a dare la svolta», cancellando il carcere per la diffamazione «senza aspettare il prossimo caso». Per il capogruppo di Fi al Parlamento Ue Fulvio Martusciello, l'emergenza sulla libertà d'informazione, quella vera, riguarda «i giornalisti non allineati con il blocco mediatico-giudiziario alleato della sinistra».

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