Una boccata d'aria fresca fa bene. Se presa, poi, durante l'orario di lavoro, impiegando il tempo a fare la spesa, al bar o passeggiando, è ancora meglio. Soprattutto se ti pagano anche. Peccato che i dipendenti dell'assessorato alla Salute della Regione siciliana pizzicati dalla Guardia di finanza del Comando provinciale di Palermo a scambiarsi i badge, timbrando a turno per i colleghi, e a fare in modo di risultare in ufficio, venivano pagati per lavorare, non certo per disertare. Cosa che facevano in 42, un quinto di chi lavora nell'assessorato, oggi accusati a vario titolo di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false attestazioni e certificazioni. Un totale di 147 capi di imputazione, ovvero una media di 3-4 ipotesi di reato a testa. In 11 sono ai domiciliari, altrettanti sono sottoposti all'obbligo di firma e 20 sono stati denunciati a piede libero.
Le indagini, partite nel novembre 2016, hanno fatto emergere quella che le Fiamme gialle definiscono «una consolidata prassi di assenteismo ingiustificato, realizzata attraverso un andirivieni di dipendenti pubblici, che in completa autonomia gestivano i loro turni di servizio con presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate». Molti dipendenti, impegnati dal parrucchiere, al supermercato o perfino fuori città per motivi personali, risultavano puntuali e solerti nella loro postazione, quando invece facevano capolino in ufficio soltanto tre ore dopo l'orario di ingresso.
I furbetti del cartellino potevano contare sulla mutua collaborazione fra loro, tramite lo scambio dei badge e l'uso dei pc aziendali per attestare le false presenze. Ma non avevano messo in conto cosa può fare una donna sospettosa del proprio uomo. Sarebbe stata proprio una moglie che voleva vederci chiaro sugli spostamenti del marito a innescare la miccia chiamando la Guardia di finanza, che ha censito oltre 400 ore attestate in maniera fraudolenta. Come nessuno se ne sia accorto è da capire. L'assessorato alla Salute si costituirà parte civile nel procedimento e, ha detto l'assessore Ruggero Razza, «se ci fossero i presupposti avvieremo le procedure di licenziamento».
E sempre l'assenteismo ieri ha bloccato, di nuovo, le due funicolari di Napoli. Il motivo? Tre capiservizio, diversi da quelli che si erano ammalati il giorno prima, si sono messi in malattia.
L'Azienda napoletana mobilità ha detto di aver ricevuto la comunicazione alle 12 e di essersi attivata (inutilmente) per trovare dei sostituti. «I capiservizio sono in tutto 15 ma il richiamo è su base volontaria e tutti i reperibili hanno detto di non poter coprire il turno pomeridiano», ha detto l'Anm.
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