Pamela, sentenza choc: pena dimezzata per i pusher nigeriani

Condannati in primo grado a 8 anni, ne sconteranno 4. E ne faranno solo uno in cella

Pamela, sentenza choc: pena dimezzata per i pusher nigeriani

La Corte di Appello di Ancona ha ridotto le pene a carico di Lucky Awelima e Desmond Lucky, i due nigeriani inizialmente coinvolti e poi usciti dall'inchiesta sulla morte della 18enne romana Pamela Mastropietro.

Gli extracomunitari erano stati condannati in primo grado per spaccio di droga e a una pena rispettivamente di 8 e 6 anni di detenzione. È stato il nuovo grado di giudizio a ridurre per entrambi la pena a 4 anni e sei mesi. I giudici hanno, infatti, accolto l'istanza dei difensori e riconosciuto le attenuanti previste dalla legge poiché incensurati. Nel processo per la morte della giovane Pamela era emerso che la droga da lei consumata nell'appartamento di via Spalato, dove è poi stata barbaramente uccisa e dove il suo corpo è stato fatto a pezzi, gli sarebbe stata venduta proprio da Awelima Lucky.

«È inaudito apprendere di notizie del genere - spiega la presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime e Garante per le vittime alla Regione Lombardia, avvocato Elisabetta Aldrovandi -. La pena è stata quasi dimezzata. Vigendo il divieto di dare pene maggiori del grado precedente, anche in Cassazione si avrà certamente la conferma della condanna, almeno che non li si voglia assolvere. A differenza di altri Paesi dove c'è la possibilità nel grado successivo di avere una condanna più alta, in Italia al massimo i due si ritroveranno con 4 anni e 6 mesi. Che poi, non faranno mai poiché - prosegue l'avvocato - essendo incensurati, dopo un anno di reclusione potranno richiedere le misure alternative al carcere». Da aggiungere che, spiega ancora Aldrovandi, «i due sono richiedenti asilo. Chi sono? Da dove vengono? Dovremmo tenere conto di questo. È una vergogna, visto l'ambito in cui si è svolta la cessione di eroina le attenuanti potevano non essere riconosciute».

Sconcerto anche da parte dell'avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia Mastropietro.

«Prima di tutto - specifica - i due non sono ancora usciti formalmente dal processo, visto che la richiesta di archiviazione formalmente non è ancora stata emessa. Non conosco le carte processuali e non posso valutare la correttezza o meno dell'operato della Corte d'appello di Ancona, ma posso dire che assistiamo per l'ennesima volta a una riduzione di pena in secondo grado. Qui - tiene a dire - si sottovaluta il reato di spaccio. Incredibile che da 8 anni in primo grado si passi a 4 anni e 8 mesi. La magistratura sta perdendo un po' quella funzione di protezione sociale che dovrebbe avere». E poi ricorda come si sia minimizzato il fatto che due vendessero droga di fronte a un asilo dell'infanzia.

«La norma - conclude - non prevede il tipo di scuola e poi

per dei bambini vedere che qualcuno spacci di fronte a loro non è bello. Dobbiamo interrogarci sul ruolo della magistratura oggi. Perché ciò che sta accadendo è clamoroso. Dove ce li ritroveremo questi tra qualche mese»?

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