Panico al Nazareno. "Non riusciamo a riempire la piazza"

La protesta dell'11 novembre rischia il flop. Schlein aggiunge la pace e lancia sos alla Cgil

Panico al Nazareno. "Non riusciamo a riempire la piazza"
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C'è preoccupazione, al Nazareno. Alla piazza dell'11 novembre, lanciata solennemente da Elly Schlein alla Festa dell'Unità di settembre, mancano ormai pochi giorni. Ma la mobilitazione non sta dando i frutti sperati.

I segretari regionali, chiamati a organizzare capillarmente le truppe da portare a Roma per riempire Piazza del Popolo (la cifra minima, spiegano gli organizzatori Pd, è di 50mila persone: «Poi, spostando il palco verso il centro della piazza e distribuendo gazebo lungo il perimetro, riusciamo a farla sembrare piena anche con 40mila») hanno spiegato al partito nazionale che più di tanto non possono aspettarsi. Tra rombi di guerra, paura di attentati e una legge finanziaria low profile che non offre eccitanti spunti all'indignazione popolare, «portare la gente in piazza non è per niente facile», come ammette un dirigente del Nord. I pullman in partenza per la Capitale, insomma, non saranno moltissimi. Elly Schlein (nel tondo) è consapevole del rischio, ma sulla prova di piazza (che aveva immaginato come un battesimo del fuoco pre-elezioni) ha puntato troppo per poter arretrare ora. Ecco perché, pochi giorni fa, ha provato a inserire anche il tema caldo del Medio Oriente: «Sarà anche una grande mobilitazione per la pace e la protezione di tutti i civili», ha annunciato domenica dalla trasmissione di Fabio Fazio.

Ed ecco perché lo stato maggiore Pd ha chiesto soccorso alla Cgil, affinché fornisca un congruo numero di quei pensionati Spi che - in cambio di una gita a Roma con merenda - fanno volentieri da pittoresco sfondo alle adunate di Maurizio Landini. Per lubrificare la richiesta, i dem hanno assicurato immediata adesione alla mobilitazione Cgil contro la manovra, e hanno offerto a Landini, sempre avido di riflettori, una tribuna parlamentare, accogliendo la sua richiesta di incontro con i gruppi parlamentari: «Condividiamo la necessità fatta presente da Landini di politiche mirate - è l'ossequioso omaggio dei capigruppo Boccia e Braga - e consideriamo l'incontro col sindacato di assoluta importanza». Assoluta, nientemeno.

In realtà anche la Cgil, al di là dei tonanti proclami bellici di Landini, è in difficoltà. E lo dimostra il fatto che lo «sciopero generale», minacciato a giorni alterni da mesi (fin da quando la manovra era ancora in mente dei) non ci sarà. Al suo posto sono stati convocati meno impegnativi scioperi regionali, oltre al solito sciopero nazionale del pubblico impiego collocato astutamente di venerdì, per allietare chi punta al weekend lungo. Ma Landini fa ugualmente pesare il proprio aiutino al Pd: «Hanno aderito alla nostra mobilitazione? L'importante è che aderiscano i lavoratori», li liquida.

Lo spostamento del focus della manifestazione Pd sul tema «pace» non è comunque tranquillo: il timore è che gruppetti di «provocatori» (pacifisti pro-Hamas, attivisti filo-islamici, centri sociali etc) «si infiltrino nella manifestazione»,

come spiega un dirigente, «hackerando le nostre parole d'ordine». E il rischio è assai concreto, riconoscono preoccupati al Nazareno: «Basta uno slogan di sapore antisemita o una bandiera data alle fiamme e siamo fritti».

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