Panico sul referendum anti-Autonomia. Elly insiste: "Conterà il dato politico"

Dubbi dem: per il quorum servono 25 milioni di voti. Schlein è disposta a perdere pur di riunire gli alleati

Panico sul referendum anti-Autonomia. Elly insiste: "Conterà il dato politico"
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«Ci sono sconfitte tecniche che possono diventare vittorie politiche»: è il vaticinio, un po' da Sibilla Cumana, che viene attribuito a Elly Schlein. In risposta a chi, nel suo partito, sollevava dubbi sull'opportunità di impegnarsi in prima linea in un referendum «sicuramente perdente» come quello sull'Autonomia differenziata, appena approvata.

Tutti, nel Pd e dintorni, sanno che raggiungere il quorum della metà più uno dei votanti è più arduo che imbroccare un terno al lotto: servono 25 milioni di voti, il doppio dei voti delle opposizioni. E l'ultima volta che un referendum ha raggiunto il quorum è l'ormai lontanissimo 2011, su quella scemenza dell'«acqua pubblica». «Certo che il rischio di non avere il quorum c'è», ha ammesso il governatore campano del Pd Vincenzo De Luca.

Ma non è quella la «vittoria politica» cui Schlein punta, e per la quale ha messo insieme il variopinto corteggio di alleati e figuranti, nani e ballerine immortalati dall'ormai celebre scatto in Cassazione. Quella foto, per la leader Pd, conta più del quorum: tiene insieme tutto e il contrario di tutto, da Matteo Renzi a Maurizio Landini a Giuseppe Conte. Non si butta niente, neppure Michele Santoro o Rosi Bindi. Ma, all'indomani delle Europee, «è la dimostrazione che il Pd è ormai il perno centrale di un'alleanza vasta contro il centrodestra», rivendicano al Nazareno. Non si è persa neppure la speranza di aggregare al carro Azione di Carlo Calenda: «Insisteremo, Carlo non può star fuori», dicono. Lui ribatte che con Santoro e Rifondazione comunista non prenderebbe neppure un caffè: «Non vado in giro con quelli che dicono bravo Putin: come si può pensare di governarci insieme?». Ma in casa Schlein si guarda ai numeri: si può perdere, certo. Il centrodestra, per annientare il referendum, si schiererà con l'astensione, certo. Ma se alla fine il numero di votanti sarà «uguale o addirittura superiore agli 11 milioni circa che hanno votato per lo schieramento di governo alle Europee, sarà una vittoria politica».

Nel frattempo, spiegano «si possono aprire contraddizioni profonde nel centrodestra: in Forza Italia e Fdi sono in molti a non apprezzare l'autonomia». E c'è un obiettivo molto ravvicinato su cui il centrosinistra spera di far cassa col referendum, nonostante la probabile sconfitta: nel 2025 si vota sia in Campania che in Puglia. E la spinta filo-sudista contro i presunti soprusi delle regioni del Nord, animata dal referendum, può diventare un balsamo per quelle campagne elettorali. In Puglia - chiusa finalmente l'era Emiliano - vuol candidarsi il dem super-votato alle Europee, Antonio Decaro.

E non è un caso se Conte si è ritrovato costretto a fare la comparsa dietro a Elly nella cerimonia di presentazione del referendum, venerdì scorso: il povero Roberto Fico, ex presidente della Camera rimasto disoccupato dopo le scorse elezioni, si è messo in testa di essere il candidato ideale per rilanciare le sorti della Campania e rintuzzare l'assalto del centrodestra. Conte ovviamente lo sponsorizza, e Schlein - che deve tenere in piedi la leadership dell'ex premier - già gli ha promesso il posto.

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