Papà Grillo preso dal panico: teme di essere intercettato

Il video choc a favore del figlio indagato per stupro cela la paura di conseguenze. E manda in tilt la difesa

Papà Grillo preso dal panico: teme di essere intercettato

Il video-boomerang di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro accusato di stupro di gruppo continua a far discutere. Criticata trasversalmente, anche dal M5s, ora quell'uscita dell'ex comico avrebbe spaccato anche la linea comunicativa dei difensori degli altri tre ragazzi indagati dopo le dichiarazioni della 19enne S.J., che accusa i quattro di averla violentata nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 nella villetta di Grillo, a Porto Cervo.

Ma soprattutto quel contrattacco unilaterale, deciso autonomamente dal fondatore dei Cinque Stelle per «difendere» il pargolo nasconderebbe altro. Forse pure il timore di essere stato intercettato. Plausibile, peraltro, visto che la moglie Parvin Tadjik lo è stata prima e dopo essere stata interrogata dai magistrati sardi, visto che dormiva nella stessa villa ma ha raccontato di non aver sentito nulla. A ipotizzare che quel gesto sia stato spinto dall'ansia, parlando con il Riformista, è stato l'ex socio di Casaleggio Marco Canestrari, commentando il video e il successivo intervento della moglie, anche lei in difesa di Ciro, in replica al video con cui Maria Elena Boschi attaccava il messaggio di Beppe. «Solo con un attacco di panico si può giustificare una uscita così suicida da parte di entrambi. Sanno qualcosa che non sappiamo, anche a proposito dell'indagine», spiega l'esperto mediatico, che i coniugi Grillo li conosce bene. E non esclude che nel fascicolo d'indagine su cui sono al lavoro i magistrati di Tempio Pausania ci sia, tra video e messaggi, anche qualcosa che turba il fondatore del M5s, tanto da fargli perdere il controllo.

Il problema, ora, sono anche i coindagati di «Ciruzzo», Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, gli altri tre ragazzi che avrebbero preso parte al presunto stupro. I loro legali, sorpassati e sorpresi dal «messaggio alla nazione» di Beppe, avrebbero cominciato a valutare un cambio di direzione nella strategia comunicativa, e secondo quanto racconta Il Fatto Quotidiano starebbero addirittura studiando l'ipotesi di rendere pubblico il video di quella notte. Un elemento che secondo la difesa degli indagati scagionerebbe Grillo junior e i suoi amici dimostrando che la ragazza era consenziente, ma che per la procura è invece una prova a carico, una sorta di pistola fumante che proverebbe la brutalità della scena, oltre a confermare le condizioni di fragilità e debolezza della ragazza. Diffondere quel video sembra insomma una mossa azzardata, oltre che di dubbia opportunità e legalità, visto che la difesa dei quattro ragazzi ha sempre detto che il processo andrà fatto in aula, ma come racconta Il Fatto, i legali si sarebbero detti, in seguito all'alzata di scudi provocata dall'uscita di Grillo, «consapevoli che in questo momento questa scelta (ossia mantenere un basso profilo, ndr) possa significare esporsi a un massacro mediatico». Anche perché la difesa paterna di Ciro ha innescato una serie di reazioni nocive ai quattro indagati. Non solo per la generale indignazione della politica e della società civile, con i social in rivolta contro padre e figlio Grillo, ma anche per la pubblicazione di stralci del verbale della ragazza e di interviste al titolare del B&B che la ospitava (e che racconta che dopo quella serata la vide «non serena»), che hanno tra l'altro amplificato la mediaticità del caso invece di ridurla, ad onta dello stesso titolo scelto da Grillo per quel controverso video («giornalisti o giudici?»).

Insomma, al netto dei timori dell'ex comico e a prescindere dalle decisioni «comunicative» della difesa dei quattro per

reagire alle polemiche degli ultimi giorni, è tutto un pasticcio. Che continua a gonfiarsi, visto che del caso ieri sera si è occupato anche Massimo Giletti a «Non è l'Arena», annunciando anche «testimonianze esclusive».

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