Sono ancora in due a mancare all'appello. Due persone strappate ai propri cari dalla furia dell'acqua, delle quali non si sa più nulla da quella maledetta sera del 15 settembre, quando sulle Marche si è abbattuta un'alluvione che ha causato 11 vittime.
A cercarli, senza sosta, sono centinaia di vigili del fuoco, uomini della protezione civile, volontari arrivati da tutta Italia e cittadini delle aree più colpite.
Ieri è anche stata effettuata una ricognizione aerea nella zona di Barbara da parte dell'elicottero AW 139 dei vigili del fuoco, che ha anche mappato le aree alluvionate con le maggiori criticità. Fra i dispersi c'è anche il piccolo Mattia, il bimbo di otto anni allontanato da un'onda dalle braccia della propria mamma. Il suo papà, Tiziano Luconi, però non si dà per vinto. Nonostante siano trascorsi già tre giorni, passati a cercalo senza sosta, è convinto che il bimbo sia ancora vivo. «Magari si è aggrappato a un albero dice -. In tre giorni ho dormito tre ore, sono distrutto, ma devo trovare Mattia». Poi prosegue: «Lui è il mio gnometto speciale, noi stiamo sempre insieme». Infine il suo «ringraziamento particolare a vigili del fuoco, forze di polizia e volontari. La forza per andare avanti me la dà solo la speranza e la voglia di credere con tutto me stesso che Mattia sia vivo».
Ma adesso è anche il momento del cordoglio e del ricordo di chi non ce l'ha fatta. Come la 17enne Noemi Bertolucci. La sua scuola, il liceo economico sociale Perticari di Senigallia, ha deciso di dedicarle un canto degli indiani Navajo. I più fortunati, scampati alla calamità, hanno solo la forza di raccontare il loro incubo.
«Uno scivolo mi ha salvato la vita, mi ci sono aggrappata quando l'acqua stava portando via tutto. Ero nel mio scantinato, ho aperto la porta del giardino e sono stata portata via dalla corrente, era violentissima», ricorda Giusy Testa, residente di Pianello di Ostra. Tutta la comunità colpita dall'alluvione è scossa, incredula e alle prese con enormi disagi. Ci sono ancora le strade inondate da fango e detriti, e mancano anche i servizi essenziali. «Sono senza acqua e senza corrente da giovedì. Abbiamo aperto i rubinetti e usciva fango. Stiamo usando l'acqua minerale sia per bere sia per farci la doccia dice Carlotta Cellamare, anche lei residente a Pianello di Ostra -. Non è intervenuto nessuno. C'è una situazione invivibile di igiene».
Adesso però è anche il momento di fare chiarezza sulle possibili responsabilità. La Procura di Ancona ha aperto un'inchiesta. I carabinieri hanno sentito il referente della Protezione Civile delle Marche che si occupa di pubblicare i bollettini meteo, per capire se abbiano pesato eventuali mancati interventi di prevenzione del rischio idrogeologico lungo il bacino del fiume Misa. Per ora non ci sono indagati e gli atti al momento in mano ai carabinieri forestali di Ancona, frutto di due visite nella sede della Regione Marche, rappresentano documenti conoscitivi non ancora posti sotto sequestro. Ma proprio oggi potrebbero essere individuati i primi indagati. Il procuratore aggiunto Valeria D'Agostino e la pm Valeria Cigliola hanno ipotizzato i reati di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa.
Gli obiettivi dei magistrati sono due: il primo riguarda la ricostruzione delle fasi di allertamento dei Comuni, con l'allerta gialla della protezione civile contestata dai sindaci dei paesi coinvolti dal disastro. Il secondo guarda alla manutenzione dei corsi d'acqua: il Misa, che sfocia a Senigallia, e il suo affluente Nevola. Nel frattempo comincia la conta dei danni.
Secondo i primi accertamenti di Coldiretti,
quelli all'agricoltura ammontano a diversi milioni di euro. Oltre alle colture, sono andati distrutti serre, impianti di irrigazione, attrezzature, trattori e altri mezzi agricoli e impianti di trasformazione alimentare.
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