Il Papa: "Guerra sacrilega, a Kiev vado"

Francesco sul viaggio: "La disponibilità c'è, ma non so se si potrà"

Il Papa: "Guerra sacrilega, a Kiev vado"

È una «guerra sacrilega, ingiusta e selvaggia»: a 40 giorni dall'inizio del conflitto in Ucraina, all'indomani dell'orrore di Bucha, Francesco utilizza per la seconda volta il termine «sacrilega» per condannare l'aggressione russa. Lo fa al termine della recita dell'Angelus che ieri ha presieduto a Malta, nella seconda e ultima giornata del viaggio internazionale. «Preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega. Non stanchiamoci di pregare e di aiutare chi soffre», dice al termine della messa davanti a 20mila fedeli a Floriana.

Il conflitto riemerge in tutti i discorsi pronunciati nel viaggio apostolico a Malta. Bergoglio cerca con tutte le forze una via per vedere finito questo conflitto. E lo ripete anche durante la consueta conferenza stampa in aereo di ritorno a Roma. «Sempre la guerra è una crudeltà, è una cosa inumana e va contro uno spirito umano. È lo spirito di Caino, io sono disposto a fare tutto quello che si possa fare. La Santa Sede soprattutto la parte diplomatica sta facendo di tutto, il cardinale Parolin e Gallagher, stanno facendo di tutto. Non si può pubblicare tutto quello che fanno per prudenza e riservatezza - aggiunge - tra le possibilità c'è il viaggio, Siamo al limite del lavoro».

Il Papa parla di due possibili viaggi. «Uno me lo ha chiesto il presidente polacco, inviare il cardinale Krajewski a visitare gli ucraini che sono stati ricevuti in Polonia, lui è andato già due volte. E l'altro viaggio, che qualcuno mi ha domandato, più di uno, io dissi con sincerità che la disponibilità sempre c'è, non c'è il no. Sono disponibile. Mi hanno chiesto se c'è un viaggio in Ucraina, io ho detto è sul tavolo. Ma non so se potrà fare, se è conveniente fare, se è per il meglio o devo farlo. È per aria tutto questo. Poi da tempo ho pensato a un incontro con il patriarca Kirill e stiamo lavorando, si pensa in Medioriente».

Il filo conduttore della seconda giornata del Papa a Malta è il tema dei migranti. «Le vostre storie sottolinea Francesco ad Hal Far, incontrando i migranti del Centro Giovanni XXIII Peace Lab - fanno pensare a quelle di migliaia e migliaia di persone che nei giorni scorsi sono state costrette a fuggire dall'Ucraina a causa della guerra ingiusta e selvaggia». Nei pensieri del Pontefice anche le storie «di tanti altri uomini e donne che, alla ricerca di un luogo sicuro, si sono visti obbligati a lasciare la propria casa e la propria terra in Asia, in Africa e nelle Americhe. A tutti loro vanno il mio pensiero e la mia preghiera in questo momento».

Nell'omelia della messa a Malta, il Pontefice punta il dito anche contro coloro che «si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli» e verso «quei credenti che, in ogni tempo, fanno della fede un elemento di facciata, dove ciò che risalta è l'esteriorità solenne, ma manca la povertà interiore che è il tesoro più prezioso dell'uomo». Un riferimento implicito a tanti leader populisti nel mondo e anche a chi, in nome di Dio, giustifica una guerra come quella della Russia contro l'Ucraina.

Filo conduttore della seconda giornata del Pontefice a Malta è stato il fenomeno dell'immigrazione. Il Papa infatti ha paragonato il dramma dei profughi ucraini a quello dei migranti che ogni giorno muoiono in mare. «Aiutaci a riconoscere da lontano i bisogni di quanti lottano tra le onde del mare, sbattuti sulle rocce di una riva sconosciuta», afferma in uno dei passaggi della preghiera recitata alla Grotta di San Paolo a Rabat.

«Il sogno della libertà e della democrazia» si scontra «con una realtà dura, spesso pericolosa, a volte terribile, disumana»: i diritti fondamentali di «milioni di migranti sono violati, purtroppo a volte con la complicità delle autorità competenti», chiosa il Papa.

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