Respingere i migranti non è la soluzione. Suona come una brutta tirata d'orecchie ad alcuni Paesi europei, proprio nelle settimane in cui le coste siciliane sono meta di continui sbarchi. L'ennesimo monito di Papa Francesco arriva da Marsiglia, nel suo secondo e ultimo giorno di visita nella città francese: il Pontefice chiede che sulla questione dei flussi migratori i Paesi del sud del continente non siano lasciati da soli ma ci sia un impegno comune, di tutta l'Europa, per favorire un'accoglienza equa d'accordo con i Paesi d'origine. A pochi giorni dalla decisione di Francia e Germania di chiudere le porte a uomini, donne e bambini sbarcati a Lampedusa, il Pontefice argentino, figlio di migranti italiani, usa parole forti per chiedere ai responsabili dell'Unione Europea di non voltarsi dall'altro lato. Il presidente francese Emmanuel Macron lo ascolta in silenzio dalla platea dell'auditorium del Palais du Pharo dove si son tenuti gli incontri del Mediterraneo, un evento che ha radunato centinaia di giovani e di vescovi provenienti da Paesi che si affacciano sul «Mare Nostrum». Francesco legge il discorso in italiano e tuona: «Il futuro non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato, un'inversione di marcia nel cammino della storia. Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non sono è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un'accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d'origine. Dire «basta, invece, è chiudere gli occhi».
Parole sull'indifferenza dei politici europei che hanno colpito nel segno, tanto che a distanza di qualche ora dal discorso del Papa è arrivata una reazione dall'Eliseo: «La Francia non deve vergognarsi, è un Paese di accoglienza e di integrazione». Il tema dei migranti (così come quello del fine vita) è stato anche al centro del colloquio privato che ieri mattina, al termine del discorso del Papa, si è tenuto sempre al Palazzo del Faro tra il Pontefice e il Presidente della Repubblica Francese; Macron si è fatto attendere per alcuni minuti da Bergoglio, rimasto inizialmente da solo nella saletta dove si è tenuto il bilaterale. Poi Francesco «ha accolto» il capo dell'Eliseo alzandosi in piedi, con un sorriso e una stretta di mano per smorzare l'imbarazzo del padrone di casa. «Tentare» ora di «salvare se stessi», ha detto ancora il Pontefice nel suo discorso, «si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un'imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni. L'integrazione, anche dei migranti, è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà; l'assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l'idea sulla realtà e compromette l'avvenire». Il Papa, sottolineando che vari porti del Mediterraneo sono stati chiusi in faccia a chi cercava un futuro nel nostro Continente, ha anche puntato il dito contro chi fa propaganda politica sulla pelle dei migranti e che parla di invasione in arrivo dall'Africa: «Due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: invasione ed emergenza. Ma chi rischia la vita in mare non invade», ha tuonato il Pontefice, «cerca soltanto accoglienza, cerca la vita.
Quanto all'emergenza, il fenomeno migratorio non è tanto un'urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità che sia europea».
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