Il Papa prega per invasi e invasori

Francesco consacra Russia e Ucraina al Sacro Cuore di Maria. La profezia di Fatima

Il Papa prega per invasi e invasori

Si inchina davanti alla statua della Madonna di Fatima. Profezia chiama profezia, consacrazione chiama consacrazione: il Papa accende una luce di speranza nelle tenebre della guerra e affida a Maria i popoli sofferenti di Ucraina e Russia. «L'efferata guerra che si è abbattuta su tanti e fa soffrire tutti - spiega Bergoglio - provoca in ciascuno paura e sgomento». Kiev è sotto le bombe di Mosca: è la notte dell'umanità che sconvolge tutti gli uomini, al di qua e al di là di un confine segnato dal sangue innocente.

C' è la diplomazia e ci sono le mediazioni, ma per Francesco l'uomo nuovo, non accecato dalla brama di potere, può nascere solo sotto la croce di Cristo. E ai piedi di Gesù c'era sua madre. Ecco, le due nazioni vengono consegnate a lei, a Maria, la ragazza che con il suo sì, scandito secondo il calendario liturgico proprio il 25 marzo, ha cambiato la storia. E la storia chiede ancora un intervento divino: un'assunzione potente di significato e l'indicazione di un modello di condivisione che unisca ciò che è diviso.

«Occorre la presenza di Dio - implora Bergoglio - la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore. Ritorniamo a Dio, al suo perdono». Una preghiera, dunque, nel senso più profondo: un'affermazione del valore ultimo della realtà, oscurato ma non cancellato dalla violenza indicibile di queste settimane. A Fatima, nel 1917, l'anno della presa del potere da parte dei bolscevichi, la Madonna aveva suggerito la consacrazione della Russia e questo gesto è ritornato più volte in questo secolo, declinato in vario modo dalla sensibilità dei diversi pontefici. Ora la consacrazione sotto la Croce vuole essere un passo di amore e di pacificazione per i russi, gli ucraini e tutte le persone di buona volontà. Non equidistanza, ma un abbraccio ai troppi che attraversano un tempo di dolore immane. «Non si tratta di una formula magica - sottolinea Bergoglio - ma di un atto spirituale. È il gesto del pieno affidamento dei figli che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata, che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre».

«Non temere», ripete più volte il Papa, quasi a sottolineare che Dio interviene e risponde alle domande cariche di angoscia dell'umanità infragilita. Il Papa si alza dalla sedia e si avvicina alla statua di Maria, poi chiede aiuto alla Madonna di Fatima; i violìni diffondono le note di Bach, la folla presente in San Pietro si unisce alle litanie del pontefice. «Ogni volta che la vita si apre a Dio - è la riflessione sorprendente di Bergoglio - la paura non può più tenerci in ostaggio».

Ecco che cosa porta questa cerimonia nel giorno dell'Annunciazione e del colloquio vertiginoso fra

l'angelo e Maria: un atto di fede in Dio e nell'uomo, mentre sull'Ucraina piovono bombe e missili. Pare una mossa velleitaria, ma duemila anni ci insegnano che non è così. E che il terrore non è l'ultima parola su questa terra.

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