Il Papa verso Kiev

Il Pontefice: "Il viaggio in Ucraina? È sul tavolo". Bergoglio sarebbe già andato da tempo nel territorio in guerra, ma è stato frenato per ragioni di sicurezza dal suo entourage

Il Papa verso Kiev

La visita di Francesco a Kiev, nel cuore del Paese bombardato, «è sul tavolo»: per la prima volta dall'inizio della guerra, Bergoglio esce allo scoperto e annuncia che un suo viaggio nella capitale ucraina potrebbe esserci presto.

La missione è sempre stata nel cuore del Pontefice che però non aveva mai parlato ufficialmente di visita. Prima l'invito dell'arcivescovo di Kiev, poi quello del sindaco della città. Infine quello del presidente ucraino Zelensky. Ma mai Francesco aveva risposto ufficialmente, anche se in cuor suo fin dall'inizio aveva pensato a un viaggio lampo a Kiev. «Il Papa sarebbe andato già da tempo, ma la situazione è ancora molto critica. La visita è sul tavolo», riferiscono al Giornale fonti vicine a Bergoglio. A bordo dell'aereo papale che da Roma lo ha portato a La Valletta, rispondendo a un giornalista che gli chiede se avesse preso in considerazione l'invito a recarsi nella capitale ucraina, Francesco risponde: «Sì, è sul tavolo».

Il Successore di Pietro non perde occasione di condannare la brutale aggressione russa in Ucraina. E lo ha fatto anche ieri, nella prima giornata della sua visita a Malta. «La casa dell'Unione Europea è edificata perché vi abiti una grande famiglia unita nel custodire la pace», sottolinea nel suo primo discorso al Palazzo Gran Maestro della Valletta.

Il Papa sale a bordo dell'aereo con un ascensore particolare. Ma ai giornalisti che gli chiedono notizie sul suo dolore al ginocchio, Bergoglio replica: il dolore per la guerra in Ucraina è così grande che «in certi giorni il dolore al ginocchio non lo sento proprio».

Tutta la prima giornata del viaggio a Malta è un grido di dolore per le violenze in atto. E una implorazione per la pace. «Accolto come pellegrino a Malta, cuore del Mediterraneo, che palpita di rara umanità, invoco da Dio saggezza e misericordia per chi governa, unità e pace per la popolazione e per il mondo intero», scrive sul Libro d'Onore per la visita di cortesia al presidente di Malta, George William Vella. Non cita mai esplicitamente Vladimir Putin, ma il riferimento è piuttosto chiaro. «Ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà», ammonisce Francesco che intravede il pericolo di una minaccia atomica. «Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti», chiosa il Papa, invocando «una misura umana davanti all'aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una guerra fredda allargata che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni. Quell'infantilismo, purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell'autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell'aggressività diffusa, nell'incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri. Da qui comincia a soffiare il vento gelido della guerra, che anche stavolta è stato alimentato negli anni».

Il Papa chiede impegno e responsabilità da parte dell'Unione europea e lancia l'allarme della tratta di esseri umani. «L'allargamento dell'emergenza migratoria - pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina - chiede risposte ampie e condivise.

Non possono alcuni Paesi sobbarcarsi l'intero problema nell'indifferenza di altri! E non possono Paesi civili sancire per proprio interesse torbidi accordi con malviventi che schiavizzano le persone», avverte Bergoglio.

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