Il mondo dello calcio si è fermato per un minuto di silenzio, pregno di sincera commozione, il mondo del ciclismo lo piange come avesse perso un bambino, i conoscenti camminano in fila silenziosi, le mani al volto, su quella pedana dolorosa che percorre chi vuole rendere omaggio alla salma del grande campione e del ragazzo, amico caro. C'è chi non può piangere Michele Scarponi, il ciclista ucciso sabato da un Tir mentre si allenava, facendo scorrere le lacrime sul viso, perché non è così che gli animali manifestano il dolore per chi hanno amato, ma si fanno capire lo stesso da chi possiede la sensibilità che gli permette di interpretare le loro emozioni. Se poi si tratta di pappagalli entriamo a contatto con animali la cui sensibilità, affetto ed emozioni sono molto, molto vicine a quelle umane. Se n'era accorto il campione, l'Aquila di Filottrano, come spesso lo chiamavano tifosi e amici, tanto che una delle sue gioie, quando rientrava da gare in tutto il mondo, era l'incontro con Frankie, un'Ara ararauna femmina di quattro anni e mezzo con la quale spesso attraversava quell'incrocio stramaledetto che scendeva dalla Provinciale per arrivare a Jesi. Lì lo aspettava il grande pappagallo, uno dei suoi più cari e sinceri affetti, con il quale girava video, si faceva fotografare nelle pose più strane e passava il tempo giocando e ridendo felice, anzi felici, lui e lei, in una simbiosi che raramente si verifica nell'austero mondo del ciclismo.
Frankie, svezzato da Giacomo, un autotrasportatore di Montoro appassionato di ciclismo, viveva in semilibertà ed era divenuto, negli ultimi anni, una vera e propria star del web, grazie ai video che Michele stesso amava postare sui social.
Di indole docile e giocherellona, come tutte le araraune, con quegli splendidi colori gialloblù nella maestà della sua grandezza (oltre un metro di apertura alare), in zona lo rispettavano e coccolavano tutti, tanto che, quando l'autotrasportatore era a casa, poteva permettersi di scorrazzare e svolazzare dovunque e nessuno si azzardava a redarguirlo, anzi spesso il timore era che gli abitanti non gli regalassero troppe leccornie.
Scarponi aveva instaurato con Frankie un rapporto amichevole che possiamo definire, senza cadere negli stereotipi, umano. Quando la grande Ara vedeva il campione in bici si avvicinava con un volo elegante, la lunga coda dritta, e attendeva che Michele gli offrisse il braccio, sul quale appoggiare le forti zampe oppure si posava dolcemente sulla sua spalla facendosi trascinare nel vento per fargli compagnia. Uno dei suoi giochi preferiti poi era becchettare il casco di Michele, che si lamentava bonariamente: «Frankie, sempre con questo casco, finirà che me lo farai scivolare via...».
Ora è l'amico di tanti momenti a essere volato via, per sempre. E Frankie, che ha davanti ancora 70 anni di vita, non se ne darà mai più pace.
La troveranno spesso, come è ora, appollaiata sul segnale del bar Arcobaleno, le penne in disordine, i colori impalliditi e gli occhi che guardano nel sole, sperando di scorgere da lontano una bicicletta che scende dalla provinciale. Ai pedali gli artigli di un'Aquila e sul manubrio le mani di un amico campione.
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