Cinquant'anni dopo il vero paradosso si chiama Europa. Perché sarà pur vero che ieri il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, intervenuto ad una parata in cui celebrava il 50º anniversario dell'invasione turca dell'isola, ha congelato ogni speranza o prospettiva di riconciliazione. Ma è anche vero che la grande assente nel dibattito per la riunificazione dell'isola resta l'Unione Europea. E questo nonostante Cipro sia uno dei 27 membri dell'Unione e la Turchia resti, seppur formalmente, una nazione candidata ad entrare nella Ue. Nella realtà sconsolante della diplomazia internazionale ed europea tutto questo però non sembra contare.
La trattativa per la riunificazione dell'isola continua ad essere affidata ad Maria Angela Holguin Cuellar la fantomatica inviata del Segretario generale delle Nazioni Unite che - fedele alle fallimentari routine del Palazzo di Vetro - non ha tirato fuori un ragno dal buco. E allora c'è poco da stupirsi se Erdogan in visita nella fantomatica repubblica del Nord (Trnc Stato Turco Cipriota separato) riconosciuta soltanto da Ankara liquida come impossibile qualsiasi ipotesi di soluzione federale. «Continueremo a lottare con determinazione per il riconoscimento della Trnc e per l'attuazione di una soluzione a due Stati», ha detto Erdogan salutando la folla di turco-ciprioti che faceva da cornice alla parata svoltasi nella zona settentrionale di Nicosia. «Una soluzione federale a Cipro non è possibile, Se volete una soluzione, dovete riconoscere i diritti dei turco-ciprioti», ha aggiunto il presidente turco. A guardare il problema dal punto di vista storico non ha tutti i torti. L'invasione turca del 20 luglio 1974 venne decisa per sventare il colpo di stato preparato dai «colonnelli» greci, la giunta militare di estrema destra al potere ad Atene dal 1967, che puntava ad annettersi Cipro, comunità turca compresa. E questo nonostante i tentativi di riconciliazione portati avanti già allora dall'Onu. Non a caso il leader turco-cipriota Ersin Tatar ribadisce di rifiutare la «dominazione» della maggioranza greco-cipriota e di pretendere un «uguale status nazionale» per lo stato separato, dichiarato unilateralmente nel 1983 e riconosciuto solo da Ankara. Il tutto mentre il presidente greco-cipriota dell'isola, Nikos Christodoulides esorta la Turchia e i turco-ciprioti a riprendere i colloqui per la riunificazione.
A cinquant'anni di distanza è però quantomai anacronistico pensare di delegare all'Onu la soluzione del problema.
Soprattutto nel momento in cui «la questione cipriota è - come ricorda la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen - una questione europea». Una questione che l'Unione Europea - nonostante i buoni auspici della von der Leyen - non sta affrontando né politicamente, né diplomaticamente.
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