E adesso? Quando passerà la riforma voluta dall'esecutivo per sequestrare un cellulare ci vorrà l'ok di un giudice. E presto le intercettazioni irrilevanti finite sui giornali resteranno confinate (finalmente) nei server delle società di captazione e probabilmente cancellate. Ma che ne sarà di quelle già pubblicate, anche se penalmente irrilevanti? Il caso che denuncia il senatore azzurro Pierantonio Zanettin («Le mie chat con Luca Palamara sono su un sito») non è isolato.
In rete c'è ancora la trascrizione della telefonata di un ministro, innocente ed estraneo a qualsiasi accusa, dimissionario dopo lo sfogo sul compagno di allora («Mi tratta come una sguattera del Guatemala») costatole ludibrio e poltrona. C'è Stefano Ricucci che al telefono confonde i lanzichenecchi della finanza evocati da Diego della Valle coi lanzinechecchi e rivendica la sua mascolinità e la fidanzata del tempo, c'è Alessandro Moggi (figlio di Luciano) che si duole di un cortese no ricevuto dalla giornalista Ilaria D'Amico, c'è suo padre che sussurra «è tutto a posto dappertutto», eco lontana di Calciopoli. C'è anche l'allora premier Matteo Renzi che critica Enrico Letta al telefono con un generale.
Capitolo a parte meritano gli audio e le frasi di Silvio Berlusconi, raccattati come le foglie in autunno pur di mascariarlo, che sul web si sprecano: dalle chiacchierate con un dirigente Rai fino agli sfoghi coi suoi interlocutori, captati dalle orecchie della Procura di Milano che indagava sull'inchiesta flop del caso Ruby. Frasi irrilevanti ai fini penali tipo «Il Parlamento non conta un ca...» eppure consegnate al web come dei meme parlanti. Per non parlare delle frasi inesistenti a lui comunque attribuite, come quelle su Angela Merkel «cul... inch...» che il Fatto quotidiano attribuì falsamente al Cavaliere nel settembre del 2011.
Ma il record spetta a Gioacchino Genchi (nella foto), l'ex superpoliziotto esperto di intercettazioni e incroci telefonici, stretto collaboratore di Giovanni Falcone, accusato di trattamento illecito di dati e abuso d'ufficio nello scandalo sul presunto dossieraggio a carico di 300mila persone scoppiato nel 2009, che da allora ha telefonini e pc sequestrati. «Il fatto non costituisce reato», ha stabilito nel giugno del 2022 la quinta sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Donatella Puleo, che ha assolto l'ex consulente informatico di diverse Procure italiane disponendo la restituzione dei beni. Nonostante due sentenze passate in giudicato, computer e dispositivi informatici personali sono ancora in ostaggio della magistratura da quindici anni.
In quegli apparecchi ci sono dati personali e sanitari, redditi, persino foto e filmini personali di persone a lui care che oggi non ci sono più.Il Tribunale che l'ha assolto non glieli restituisce perché c'è un magistrato che ha fatto appello per gli effetti civili contro l'assoluzione penale. I morti possono attendere.
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