In tempi di Covid la confusione già regna sovrana, tra regioni rosse, arancioni e gialle, misure nazionali e ordinanze regionali, ma a complicare la situazione ci mancava anche il derby dei Tar. Succede in Puglia, dove come è noto il governatore Michele Emiliano aveva disposto la chiusura di tutte le scuole dal 30 ottobre al 24 novembre. Una misura che sorpassa a destra pure il successivo Dpcm con cui l'esecutivo ha diviso l'Italia in tre zone a seconda del livello di emergenza, prevedendo però che le scuole non chiudano del tutto nemmeno nelle zone rosse.
Così, contro la decisione della Regione Puglia, erano state presentate due richieste di sospensiva dell'ordinanza, ai Tar di Lecce (da parte di un gruppo di genitori di studenti) e di Bari (firmato anche qui da alcuni genitori e dal Codacons di Lecce). E ieri, appunto, mentre la Puglia arancione vedeva entrare in vigore le misure previste dal Dpcm nazionale, i tribunali amministrativi delle due città pugliesi si sono espressi. Sulla stessa materia, su ricorsi fotocopia, ma arrivando a esiti opposti.
Il Tar salentino ha, di fatto, confermato la legittimità dell'ordinanza regionale, respingendo il ricorso e sostenendo che il diritto alla salute sarebbe prevalente su quello allo studio. Nel capoluogo, intanto, il Tar barese decideva in senso contrario, sospendendo l'ordinanza regionale perché «interferisce, in modo non coerente, con l'organizzazione differenziata dei servizi scolastici disposta dal sopravvenuto Dpcm 3 novembre 2020», che come è noto prevede la didattica in presenza, ricordano i giudici amministrativi baresi, persino nelle zone rosse, almeno per le scuole elementari. La decisione del Tar di Bari, inoltre, sottolinea anche la «inadeguatezza del sistema scolastico pugliese ad attivare subito la didattica a distanza» tra le ragioni di urgenza per stoppare l'ordinanza di Emiliano, e dunque accoglie la richiesta del Codacons. E rimanda gli studenti pugliesi in aula già da lunedì prossimo. Il governatore si adegua a metà e nella nuova ordinanza emessa ieri sera lascia libera scelta alle famiglie: le scuole del primo ciclo dovranno «garantire il collegamento online in modalità sincrona per tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente per i propri figli di adottare la didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, in luogo dell'attività in presenza».
Sullo sfondo della babele di sentenze, dpcm e ordinanze, i parlamentari pugliesi di Fi Mauro D'Attis, Dario Damiani, Francesco Paolo Sisto, Vincenza Labriola, Elvira Savino e Anna Carmela Minuto chiedono al governo Conte «di fare chiarezza, laddove persino i giudici amministrativi si dividono, prendendo strade diametralmente opposte su scelte originali quanto incomprensibili», e accusano Emiliano di aver trascinato la scuola in Puglia «nel caos totale» per sua «responsabilità esclusiva». E di caos parla anche lo sfidante di Emiliano alle ultime regionali, Raffaele Fitto.
L'europarlamentare di Fdi ricorda come i genitori degli scolari devono affrontare «decisioni che vengono sconfessate: scuola chiusa e ora scuola aperta», e il tutto «mentre Emiliano lascia ai genitori la scelta se mandare i figli a scuola o meno. Della serie: decidete voi che io responsabilità non me ne voglio prendere».
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