La parata delle mummie. Al Sisi sfida le maledizioni

Per rilanciare l'immagine dell'Egitto il rais fa sfilare i resti dei faraoni. Ma sono solo critiche

La parata delle mummie. Al Sisi sfida le maledizioni

Doveva essere un'operazione di comunicazione per rilanciare il turismo nel Paese fiaccato dalla crisi economica e sanitaria, una celebrazione del glorioso passato per far dimenticare al mondo, e ai giovani egiziani, la rivoluzione del 2011. Invece la maxi-sfilata dei faraoni ha scatenato un'infinita serie di messaggi sui social. Non di giubilo, ma di preoccupazione per quanto andato in scena ieri sera al Cairo: una sorta di «carnevale» tra musica e «maledizione».

Faraoni in parata. Strumentalizzati, piazzati su carri allegorici tra fuochi d'artificio e soldati: per mostrare i muscoli del regime, più che a protezione delle mummie. Migliaia di anni più tardi, ecco sfilare ancora i sovrani d'Egitto, o meglio i resti perfettamente conservati di 22 Regine e Re dell'antico popolo, quasi tutti trovati a Luxor tra il 1881 e il 1998. Protagonisti involontari della «parata dorata» voluta dal governo e trasmessa in diretta tv.

Peccato che sin dalla vigilia migliaia di internauti avessero associato i disastri dei giorni scorsi in Egitto, a partire dal blocco del Canale di Suez, alla «maledizione» che pesava sull'annunciato spostamento dei Re e delle Regine del passato. Dalle rovine di Tebe (Luxor) «riposavano» da decenni nel cuore del Cairo nel Museo Egizio di Piazza Tahrir. Ieri hanno percorso 7 chilometri scortati da agenti a cavallo, su strade ripavimentate per l'occasione a bordo di carri ammortizzati dipinti di nero e oro. Tra fuochi d'artificio e percussionisti in abiti ispirati all'antico Egitto, una parodia della Storia, più che una celebrazione.

Tanti gli islamici (e pure i laici) in disaccordo col governo: «I morti non dovrebbero essere mostrati così, ma trattati con dignità». C'è chi ricorda Sadat che per un anno decise di sottrare le mummie alla vista, ritenendo più appropriato concedere loro la pace dovuta. Salvo cedere un anno dopo.

Oggi le cose sono diverse. In un clima di costante repressione, molti ritengono che gli incidenti dei giorni scorsi siano un segnale nefasto. La rete è impazzita: prima chiedendo di cancellare la «parata», poi fischiando il regime di Al Sisi che da giorni trasmette lo spot dell'evento. Un video che lascia filtrare il sottile messaggio di un Egitto in cui ci si deve inchinare anche ai faraoni di oggi.

Le mummie saranno esposte dal 18 aprile nel nuovo Museo Nazionale della Civiltà Egizia a sud del Cairo. Hanno ridisceso il Nilo. Ma gli egiziani le hanno viste da casa. Tragitto sigillato e pochi seggi vip. Da Ramses II, «dio» per 67 anni, alla sovrana Hatshepsut che regnò malgrado le leggi, ufficialmente, sono stati trasferiti per tenerne sotto controllo temperatura e umidità. Ma l'hashtag #lamaledizione è diventato pure il distintivo di una nuova fase della protesta.

Un po' provocazione, un po' irrealistica credenza, la «maledizione dei faraoni» fu menzionata per la prima volta negli Anni '20 dalla stampa, dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon: i membri di quella squadra morirono in circostanze misteriose. Oggi il pensiero fisso è alla portacontainer Ever Given rimasta incagliata per giorni a Suez a bloccare il dieci per cento del traffico globale; alla tragica collisione di un treno e al crollo di un edificio abitato al Cairo (25 morti) a poca distanza l'uno dall'altro.

Sbagliato associare tali eventi alla contrarietà dei faraoni a essere trasferiti, sostengono gli archeologi. Superstizioni scacciate dai politici e via libera alla festa.

In una Tahrir blindata, inaccessibile ai giovani. Ma non ai media internazionali. Invitati con posto in tribuna e mascherina in regalo: sopra, stampati scarabeo e sole dei faraoni. E tanti saluti ai diritti degli egiziani.

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