Parigi ci "scippa" l'Egitto. Così Renzi si tuffa a fare affari con l'Iran

La Francia sfrutta il caso Regeni per soffiarci commesse al Cairo. Il premier punta su Rohani ma indispettisce i Paesi arabi moderati

Parigi ci "scippa" l'Egitto. Così Renzi si tuffa a fare affari con l'Iran

Roma - Chissà come Matteo Renzi riuscirà a tradurre «pecunia non olet» agli interlocutori dei paesi arabi moderati che gli chiederanno conto della missione in Iran. Il presidente del Consiglio dovrà scendere nei dettagli degli accordi firmati a Teheran: linee ad alta velocità, pezzi di ricambio automobilistici, scambi culturali nella ricerca ed importazione di gas.

Con grande sensibilità, nessun accordo sulla sicurezza. Anche perché sono passati appena una decina di giorni dal contratto firmato in Kuwait da Finmeccanica (8 miliardi) per la vendita di 28 Eurofighter. E quegli aerei al Kuwait servono proprio quale elemento di deterrenza verso l'Iran.

Una cosa è certa: la missione a Teheran di Renzi ha lasciato l'amaro in bocca a tutti i Paesi del Golfo. E nei prossimi giorni il presidente del Consiglio dovrà fornire ampie garanzie per far capire al fronte arabo moderato che non ha sposato le tesi sciite; e che ha stretto soltanto accordi commerciali. «L'Italia ha un posto speciale a Teheran. Le sue aziende e la sua industria sono apprezzate», ha commentato il presidente iraniano Hassan Rohani.

Dovrà spiegare, per esempio, perché l'Enel è andata a fare un accordo con il gas con l'Iran e non con il Qatar (che ha anche un terminale di rigassificazione in Italia), quando le «bolle» (le riserve) di gas l'Iran le condivide proprio con il Qatar; tant'è che Doha è l'unico paese del Mar Arabico ad aver conservato un dialogo con il dirimpettaio. Ma soprattutto dovrà fare i conti con la Francia. Seguendo un cliché consolidato (dai tempi di Cesare Battisti con il Brasile), Parigi sta sostituendo l'Italia in una serie di commesse. E questa volta, sfruttando la freddezza tra Roma ed Il Cairo per il caso Regeni, ha accelerato gli accordi con l'Egitto: il paese arabo con la testa più rivolta ad occidente. Al punto che lunedì prossimo sarà proprio Hollande a volare da Al Sisi per firmare una serie di contratti che prevedono la vendita di navi e strumentazione militare per oltre un miliardo di euro.

Si tratta di un consolidamento dell'amicizia franco-egiziana in campo militare che dovrebbe preoccupare il presidente del Consiglio. E che segue la cessione di 24 aerei Rafale che la Francia ha sostanzialmente donato all'Egitto, grazie al pagamento effettuato da un Paese arabo moderato come gli Emirati. L'Egitto, infatti, supporta le posizioni (e ambizioni) francesi nell'area libica della Cirenaica: una zona nella quale sono presenti impianti storici dell'Eni.

E proprio l'Eni ha scoperto importanti giacimenti di gas al largo di Port Said, con importanti programmi di sviluppo territoriale.

Oggi, però, l'Italia ha tutte le azioni congelate per il caso Regeni. E non è un caso che la Francia sfrutti le difficoltà diplomatiche nazionali a favore delle proprie imprese. E, secondo alcuni, addirittura stimola tali difficoltà.

L'ipotesi che ci sia lo zampino francese dietro le difficoltà di Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato maggiore della Marina, resta sul terreno. A causa di «trivellopoli», gli stanziamenti a favore della legge Navale sono entrati nel dimenticatoio del ministero della Difesa e dell'Economia. Ed a beneficiarne sono i cantieri di Parigi.

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