Parisi predica l'unità azzurra: io leader? No, uomo squadra

Il manager alla kermesse di Tajani tende la mano al partito: "Voglio dare un contributo. E dire Basta Renzi non basta"

Parisi predica l'unità azzurra: io leader? No, uomo squadra

Antonio Tajani, regista della due giorni di Fiuggi sul futuro del centrodestra, compie il miracolo di portare nella stessa sala tutte le anime di Forza Italia. E per la prima volta il Papa straniero Parisi affronta la Curia di Forza Italia. Tajani gongola quando Toti stringe la mano a Parisi. «Qui prevale lo spirito di unità. Possiamo avere idee diverse e meno male. Non siamo mica il Partito comunista - dice - Discutiamone. Il capitano già lo abbiamo ma noi marinai dobbiamo fare sintesi e remare nella stessa direzione per far vincere il centrodestra».

Quindi apre le braccia a Parisi e Parisi sale sul palco. In sala c'è attenzione e chi teme che Mister Chili, forte dell'appoggio del Cavaliere, si autoproclami leader vede raffreddare le sue paure. Il messaggio forte di Parisi è proprio sulla leadership: «Io leader? Non penso che in futuro ci sarà un leader ma una squadra. Berlusconi è stato straordinario ma non ci sarà e non potrà esserci un altro Berlusconi. Deve esserci una squadra». È di fatto una mano tesa al partito che Parisi continua a rassicurare: «Forza Italia ha perso 10 milioni di voti. Forse serve qualche contributo in più. E io voglio dare un contributo, nulla di più».

Quindi parla del '94, «messaggi vincenti ma che vanno aggiornati». Parisi lancia l'idea di un «nuovo liberalismo» perché «lo Stato deve cambiare la sua logica: oggi lo Stato è ostile alle persone, alle imprese, alle famiglie». Applausi. Tanti. Forse il momento in cui Parisi ne prende di più anche se in sala qualche azzurro sussurra: «Lo diciamo anche noi da anni...».

Parisi si autocolloca convintamente nel centrodestra: «Non basta dire basta Renzi e poi più nulla. Dobbiamo offrire un'alternativa, altrimenti con il solo basta Renzi si finisce nelle mani di Di Maio e di questi inesperti populisti e pericolosi. Dobbiamo essere in grado di tornare a parlare alle persone e alle comunità». L'affondo al premier si fa più pungente: «Non serve chiedere più flessibilità in Europa per creare altro debito. Renzi sta usando lo stesso metodo di Monti: aumenta le tasse e non taglia la spesa».
Parisi parla, è a suo agio ma ogni tanto vuole ricordare: «Attenzione, non dico che questa sia la linea. Dico solo che dobbiamo riflettere su questi temi». La platea lo applaude, lo saluta e lui scappa via.

Non sente Brunetta ma sente Giovanni Toti, che prima di lui parla di alleanze: «Dobbiamo ripartire dal centrodestra con Lega e Fratelli d'Italia: solo così si vince». E poi, la stoccata a Mister Chili: «Nessuno ha diritto ad avere una sedia perché c'era prima; ma nessuno ha diritto ad averla perché arrivato per ultimo. Vanno bene tutte le idee ma poi troviamo un modo per pesarle». Di fatto una richiesta di primarie. Poi, sceso dal palco, ammette che su molti temi (immigrazione, Europa, economia): «Stiamo giocando a golf ma la situazione richiederebbe una partita di rugby».

Quindi sale sul palco Brunetta e parla a Parisi che però non ci più. «Perché Forza Italia ha perso 10 milioni di voti? Abbiamo iniziato a perdere consensi con Monti. Avremmo dovuto andare al voto». Per non parlare dell'errore del «Nazareno: la gente non ci ha più capito». Poi anche Brunetta fa un appello all'unità: «Stiamo uniti. Il mio abbraccio a Stefano non è finto. Non dividiamoci perché un centrodestra unito e di governo fa paura. E fa paura alla sinistra e ai giornaloni che ci vogliono male». Tende la mano anche Renato Schifani: da Parisi un «intervento lucido e convincente».

Tajani è soddisfatto: per la prima volta Parisi s'è presentato al cospetto del partito.

E il partito, di fatto, lo ha accolto bene. Sfilano tanti giovani appassionati, cresciuti nel vivaio di Annagrazia Calabria. La quale taglia corto: «Le discussioni sulla leadership non ci interessano. Il leader ce l'abbiamo e si chiama Berlusconi».

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