Parisi tra presente e futuro: "In caso di primarie ci sono"

Il manager e l’impegno in Fi: "Ma a oggi non sono candidato a nulla". Apre alla Lega. E su Renzi: "Non sa dove mettere le mani"

Parisi tra presente e futuro: "In caso di primarie ci sono"

S tefano Parisi parla a ruota libera in un’intervista al tramonto di Montalto Marina. Domande di Sergio Rizzo, del Corsera al quale Parisi ammette che «la mia vita è cambiata quando ho deciso di fare politica in prima persona». Sulle sue ambizioni tergiversa ma poi cede: «Se ci fossero primarie del centrodestra ti candideresti?». «Sì». La politica gli piace e non lo nasconde. Parisi parla di partiti: «Dobbiamo riportare le persone con esperienza a candidarsi. E serve rinnovamento. Alcuni personaggi logori devono fare un passo indietro». Parla del suo futuro ma anche di giudici e giustizia: «Per ora non mi sto candidando a nulla. Sto solo dando un contributo. La politica ha paura di se stessa. Serve responsabilità anche se non penso che un semplice avviso di garanzia non deve portare per forza alle dimissioni. Anche perché la magistratura spesso fa più politica della politica». Poi Parisi tende la mano a Salvini: come si concilia col populismo della Lega? «Non esiste populismo ma volontà popolare. L’immigrazione è un problema vero. Crea più idiosincrasia la sinistra radical chic di Milano che parla di accoglienza ad ogni costo. Questo crea odio. La Lega intercetta un malessere vero. Basta essere ipocriti». Tema caldo è il referendum sulle riforme. Parisi conferma: «La riforma è troppa confusa. E non è vero che viene eliminato il bicameralismo perfetto. Il processo legislativo sarà molto farraginoso. E poi eliminare definitivamente il federalismo fiscale è un errore madornale. La concorrenza tra amministrazioni è fondamentale». A Parisi, che riconferma la proposta dell’Assemblea costituente, piace la sfiducia costruttiva, il «modello tedesco», con un «proporzionale con un’alta soglia di ingresso». Quindi attacca Renzi sull’economia: «In 5 anni ogni anno sono aumentati i poveri del 25%. La Grecia e la Spagna crescono più di noi. E noi siamo fermi. Tutte le ricette utilizzate sono incentrate su quanti soldi in più di spesa riusciamo a mettere in alcuni settori. Ma il nostro problema non è la Merkel ma il debito pubblico che continua ad aumentare. Lo Stato è ostile all’impresa. Il peso dello Stato è drammatico, in termini di tasse e burocrazia. Dobbiamo ridurre in modo drastico la pubblica amministrazione. Il nuovo codice degli appalti fatto da questo governo impedisce ogni investimento». Rizzo incalza: «Ma per far ciò bisogna cacciare 300mila persone». «E le cacceremo! Perché il governo s'è fermato sul pubblico impiego? Perché si continuano a fare norme inutili come quella sull’articolo 18. Renzi non sa dove mettere le mani». Europa: Parisi conferma «dall’Europa non si deve uscire. E sbaglia il governo a chiedere più flessibilità. Il problema nostro è il debito ma l’Europa, troppo burocratica, così non va». Insomma, un Parisi in campo più che mai.

Al quale dalla Versiliana risponde Toti, intervistato dal vicedirettore del Giornale Salvatore Tramontano: «Io non mi voglio chiudere nella stanza con nessuno, voglio confrontarmi con tutti e ognuno dice la sua. Parisi è un’ossessione giornalistica vostra, vi assicuro che non ha mai tolto un’ora di sonno a me».

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