Parisi tende la mano alla Lega. Torna in agenda il federalismo

Mister Chili concentrato sulla convention. Ribadito il no alla riforma Boschi: svuota le competenze regionali

Parisi tende la mano alla Lega. Torna in agenda il federalismo

Roma - Parisi boccia Renzi, recupera temi cari alla Lega come il federalismo e serra i bulloni per la sua convention del 16 settembre a Milano. Parisi punta molto sull'effetto sorpresa per la sua Megawatt, kermesse durante la quale dovrebbe svelare contenuti e squadra del suo progetto. Per ora tiene le carte coperte anche se si sa che i politici saranno banditi. Potranno assistere all'evento, certo; ma a microfoni rigorosamente spenti. Trapela molto poco anche sulle ricette che Mister Chili Tv ha in testa per rivitalizzare il centrodestra anche se l'ingrediente principale sarà senz'altro in salsa liberale.

Nell'attesa di scoprire qualche suo atout, Parisi ribadisce la sua posizione nei confronti delle riforme costituzionali targate Renzi. Lo farà anche oggi pomeriggio a Matera, ospite della kermesse organizzata da Gaetano Quagliariello e dedicata proprio al «No» al ddl Boschi. Anche Parisi è profondamente convinto che la riforma vada bocciata senza se e senza ma perché «un vero pasticcio». Ma più che sottolineare i bizantinismi del nuovo processo legislativo o il finto risparmio del nuovo Senato, Mister Chili denuncerà l'assassinio di qualsivoglia principio federalista. Con la riforma Boschi, infatti, si ricentralizza tutto a scapito delle competenze regionali. E si sa che quando lo Stato centralizza aumentano sempre costi, inefficienze e sprechi. Insomma, il principio di sussidiarietà andrebbe a farsi benedire e all'orizzonte - se vincesse il sì - già si intravvede il rischio di infiniti ricorsi sulla ripartizione di competenze tra governo centrale e amministrazioni locali. Una battaglia, quella per il federalismo fiscale e istituzionale, che vuole attrarre l'elettorato leghista sempre sensibile al tema.

Estremamente cauto nel svelare quali siano le sue ambizioni, Parisi di fatto si autocandida a guida del futuro centrodestra. Si autoproclama l'anti-Renzi e l'anti-Grillo anche perché, parole sue, «ci deve essere un'alternativa liberale e popolare importante per ridurre la spinta dell'antipolitica che ha avuto risultati importanti, ma non capacità di governo, come si vede a Roma e in altre città importanti». La soluzione dei problemi non può essere quindi lasciata nelle mani dei pentastellati che hanno sì dato voce alla protesta ma che non hanno gli strumenti adatti per risolvere alcunché: «Per governare servono capacità ed esperienza, non solo nuovismo». Ed è implicito che Parisi pensi che lui «capacità ed esperienza» le ha. In effetti prima di reinventarsi imprenditore alla guida di Fastweb e Chili Tv, Parisi è stato un burocrate di alto livello: capo della segreteria tecnica del ministero del Lavoro; poi alla vicepresidenza del Consiglio, poi al ministero degli Affari esteri; e infine capo del dipartimento per gli Affari economici della presidenza del Consiglio dei Ministri con Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi, Lamberto Dini. Insomma, la macchina dello Stato Parisi la conosce molto bene.

E probabilmente conoscerà molto bene che è proprio lì, nei

ministeri, che si annidano le forze più ostili al cambiamento e più refrattarie a qualsivoglia siringata liberale. Proprio le medicine che Parisi promette di voler somministrare al Paese qualora scendesse in campo. Ce la farà?

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