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La parola al Parlamento. Ma con pene più basse diventerà difficile svolgere le indagini

l rischio di stravolgere il testo per evitare l’incostituzionalità

La parola al Parlamento. Ma con pene più basse diventerà difficile svolgere le indagini

Un lavoro di cesello e di buon senso, per mantenere efficace la nuova norma anti-rave senza incorrere in eccessi repressivi: questo è il lavoro che la maggioranza di centrodestra si appresta a compiere al Senato, dove il testo del provvedimento inizierà l'iter parlamentare che dovrà portare entro la fine dell'anno a essere convertito in legge. A indicare la necessità di interventi di modifica non sono solo le opposizioni che gridano alla incostituzionalità, ma anche settori del governo e della sua maggioranza. Come il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, che invita a «evitare che quella appena approvata da norma di garanzia si trasformi in norma di polizia».


L'obiettivo è rendere il nuovo articolo 434 bis del codice penale, introdotto dal consiglio dei ministri dell'altro ieri, più specifico e meno generico, in modo da impedire che possa essere usato per reprimere forme di aggregazione e di dissenso. Il testo originario configura il reato sulla base di due connotati precisi: la invasione abusiva di massa di terreni o fabbricati e il pericolo che ne derivi «per la sicurezza e la salute pubblica». In particolare il secondo requisito è abbastanza vago da consentire una applicazione della norma più vasta di quanto il governo intendesse. Non potendo parlare espressamente di rave, si era ipotizzato di inserire un riferimento specifico all'allestimento all'interno dello stabile occupato di eventi musicali non autorizzati. Più probabile sembra ora che si preferisca inserire tra i requisiti il consumo di sostanze stupefacenti, che più della musica - per quanto ad alto volume - appare in grado di mettere a repentaglio la salute dei partecipanti. In più di un rave è accaduto che giovani e giovanissimi collassassero a causa dell'uso smodato di droghe.
Il governo - nelle persone del ministro dell'Interno Piantedosi e del collega della Giustizia Nordio - considera esaurito il suo compito con l'emanazione del decreto immediatamente efficace. Da questo momento in avanti saranno le Camere a decidere la sorte della norma: perché, come spiegava Nordio mercoledì sera, «la sua formulazione complessa è sottoposta al vaglio del Parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla o modificarla secondo le sue intenzioni sovrane».


Se il Parlamento, come appare probabile, scegliesse anche di abbassare il tetto della pena massima - attualmente indicato in sei anni - si aprirebbe però un problema sul fronte delle indagini. Se si scende al disotto dei cinque anni non è più possibile disporre intercettazioni a carico dei sospetti.

L'intera rete di comunicazioni su social e piattaforme che rende possibile l'organizzazione dei rave diventerebbe a quel punto inattaccabile dalle indagini: rendendo ardua l'opera di prevenzione su cui la legge puntava.

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