Parolin rivendica l'eredità del Papa: "È il momento della misericordia"

Dal Segretario di Stato un messaggio al Conclave: "Smarriti come gli apostoli"

Parolin rivendica l'eredità del Papa: "È il momento della misericordia"
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«Imparare a perdonarsi per cercare la pace, in nome della misericordia che ha caratterizzato il Magistero di Papa Francesco e la sua intensa attività apostolica, insieme all'ansia di annunciarla e condividerla con tutti». L'omelia della messa in suffragio del Pontefice, nel secondo dei Novendiali, somiglia al programma elettorale del Segretario di Stato Pietro Parolin, che alla vigilia di un Conclave carico di veleni e misteri - dai cardinali «sovrannumerari» al caso Becciu - prova a candidarsi come successore ideale di Bergoglio. Davanti ai 200mila giovani giunti a Roma per il Giubileo degli adolescenti, Parolin non a caso usa la parola «eredità» che va «accolta e deve diventare vita vissuta».

C'è anche un pensiero per i dipendenti del Vaticano a cui Parolin rivolge un saluto speciale, ma a prevalere è la gratitudine per l'abbraccio dei fedeli alla Chiesa di Roma, mai sentito così forte come in questi giorni, come non si fosse mai esaurito dopo la notizia della morte del Pontefice. Segno del rapporto con il suo gregge che Bergoglio aveva costruito ma che non deve esaurirsi, anzi: «Il nostro affetto per lui, che si sta manifestando in queste ore, non deve restare una semplice emozione del momento», sottolinea Parolin, che ricorda come «l'amore del Padre vuole rialzarci e renderci persone nuove, misericordiosi gli uni verso gli altri» perché ha «viscere di misericordia e di tenerezza per ciascuno di noi, a prescindere dai nostri meriti. È importante accogliere come un tesoro geloso questa indicazione», insiste.

E adesso che i cardinali, come discepoli che si fanno «strumenti di misericordia per l'umanità», devono scegliere il successore di Papa Francesco che serve affidarsi «alla Beata Vergine Maria, a cui Lui era così devotamente legato tanto da scegliere di riposare nella Basilica di Santa Maria Maggiore. «Lei ci protegga - sentenzia il cardinale - interceda per noi e vegli sulla Chiesa, sostenga il cammino dell'umanità nella pace e nella fraternità».

C'è in Conclave lo stesso smarrimento degli apostoli dopo la morte di Gesù, ammette Parolin, in attesa che «la luce della Resurrezione» li sostenga nella prova e che «l'amore che tutto comprende e tutto spera» di Gesù rischiari la strada verso un cammino che avrà in Cristo «un alleato in più». «Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento». Quello che vivono i cardinali alla vigilia di un Conclave sempre più imminente e mai così complesso, con il nodo del caso di monsignor Angelo Becciu ancora da risolvere, anche a fronte di un processo apparso da alcune rivelazioni tutt'altro che equo. Il giallo delle due lettere del Papa in mano proprio a Parolin, secondo cui Bergoglio l'avrebbe voluto fuori dagli elettori divide i cronisti, molto meno i porporati che sanno distinguere le sanzioni temporali del tribunale Vaticano dall'inalienabile diritto-dovere di voto sancito dallo ius canonicum e dal compito storico che li attende.

Ma prima bisogna vincere «il dolore per la sua dipartita, il senso di tristezza che ci assale, il turbamento che avvertiamo nel cuore, la sensazione di smarrimento» che gli uomini di Chiesa vivono, confortati dalla «gioia di questa piazza che si può quasi toccare, impressa nei volti di ragazzi e adolescenti venuti da tutto il mondo a celebrare il Giubileo che Francesco avrebbe voluto incontrare «per guardarvi negli occhi e passare in mezzo a voi per salutarvi», a cui infondere «il coraggio per essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, e per farvi comprendere ciò che più vale nella vita», l'amore e la misericordia, non certo la fredda tecnologia o «l'intelligenza artificiale, una sfida che caratterizza in modo particolare la nostra epoca».

Il dolore per la morte che sconvolge e la gioia del Vangelo che, come scriveva Bergoglio in Evangelii gaudium «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù», eccolo il bivio emozionale che scuote gli animi nel momento

della scelta che scriverà la Storia. E qualcuno già legge l'appello alla misericordia come il segnale che, in nome del futuro della Chiesa che Parolin legittimamente ambisce a guidare, è meglio evitare dolorose spaccature.

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