Parte l'assegno unico: ossigeno ai redditi bassi e beffa per il ceto medio

Il governo approva la misura da 15 miliardi che sostituisce le detrazioni per figli a carico

Parte l'assegno unico: ossigeno ai redditi bassi e beffa per il ceto medio

Per molti ma non per tutti, come recitava un vecchio slogan pubblicitario. L'assegno unico, che da marzo 2022 prenderà il posto delle misure di sostegno per la prole (escluso il bonus asili nido) incluse le detrazioni Irpef, sembra destinato a produrre effetti molto positivi per i redditi medio-bassi, ma a incidere in negativo sui più elevati anche se è prevista una clausola di salvaguardia per i nuclei familiari con Isee fino a 25mila euro.

In realtà, un alone di «mistero» circonda la misura. Fonti governative hanno fatto notare che il dlgs approvato ieri dal Consiglio dei ministri ieri abroga le disposizioni del Testo unico delle imposte sui redditi relative alle detrazioni per i figli a carico, fuorché il comma che sancisce i 950 euro di base per ogni figlio a carico di chi percepisce un reddito annuo lordo fino a 95mila euro. Dunque, in quest'ottica, l'assegno unico potrebbe rappresentare un regime opzionale. Fonti ministeriali, tuttavia, hanno fatto notare che la misura è da intendersi come sostitutiva, tant'è vero che i contribuenti sono invitati a produrre la dichiarazione Isee per beneficiare dell'assegno mensile. Interpretazione resa ancor più verosimile dal costo del sussidio, pari a 15,1 miliardi di euro, cifra incompatibile con un sistema duale.

Dunque, su questa ipotesi di «assorbimento» delle detrazioni (inclusi assegni familiari, bonus bebè e incentivi comunali) nell'assegno unico si può affermare che esso rappresenti un aiuto certamente sostanzioso per le famiglie con redditi bassi. Se consideriamo un nucleo familiare di 5 persone con tre figli minorenni e un reddito annuo di 10mila euro che vive in una casa in affitto a 300 euro al mese e non ha risparmi, il vantaggio sfiora i 6.000 euro. Si passa dai 3.450 euro delle detrazioni Irpef ai 9.360 euro dell'assegno unico. In questo caso (l'Isee è di poco superiore ai 2mila euro) i 175 euro mensili a figlio massimi vengono integrati con 85 euro per ciascun discendente in quanto la prole è superiore alle due unità. Insomma, il miglioramento è notevole e da gennaio basterà presentare dichiarazione all'Inps. Per i percettori del reddito di cittadinanza l'erogazione sarà automatica senza bisogno di ulteriori documenti.

Come ha spiegato l'estensore della misura, il ministro della Famiglia Elena Bonetti, non ci sarà nessun peggioramento per coloro che hanno un Isee inferiore a 25mila euro. È il caso di un nucleo con due figli uno dei quali minore di 3 anni con reddito di 40mila euro annui, casa di proprietà e 10mila euro di risparmi. L'Isee è di 17.525 euro. Ebbene in questo caso con l'assegno unico si dovrebbe percepire 1.876,8 euro, poco meno dei 2.175 euro garantiti dal sistema delle detrazioni. Si tratta di 25 euro al mese in meno, che dovrebbero essere compensati comunque.

Ma basta sfondare di poco questa soglia, per esempio attestandosi sopra i 27mila euro per subire un impatto negativo. È il caso di una famiglia con due figli, reddito di 50mila euro, casa di proprietà e 10mila euro di risparmi. La perdita è di 540 euro (1.360 euro di assegno unico contro 1.900 euro di detrazioni per figli a carico). Non è un salasso, sia chiaro in quanto l'impatto è di 45 euro al mese, meno di una serata in pizzeria o di un paio di sneakers in saldo.

Ma è lo sbilanciamento verso i redditi bassi che fa sorgere qualche dubbio sull'equità complessiva. L'impressione è che la lieve penalizzazione colpisca quel 21% di contribuenti che paga il 71% dell'Irpef complessiva, i più colpiti dalle aliquote del 38% e del 41 per cento. Che la riforma fiscale forse non toccherà.

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