“Sono offeso dalle parole della ministra Boschi”. Ha voglia il presidente del Consiglio a edulcorare l’intemerata della titolare delle riforme istituzionali in diretta tv su Rai Tre: “Come direttivo nazionale, l’Anpi ha sicuramente preso una linea. Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri, che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale”. Antonio Pizzinato, classe 1932, presidente onorario di Anpi Lombardia, comunista dal 1948 fino allo scioglimento dei Democratici di Sinistra nel 2007, dice no (come l’Associazione Nazionale Partigiani) alla riforma della Costituzione targata Boschi-Renzi e non è venuto dopo. Quando una parte di italiani prese le armi per combattere i nazifascisti, lui già c’era, seppur adolescente. Di partigiani veri ne ha visti parecchi, e sul campo.
Perché si sente offeso?
“Anzitutto io nel 1944 avevo 12 anni. Ero un ragazzino, ma mi ricordo bene alcuni episodi di quel periodo che va sotto il nome di Resistenza”.
Quali episodi le sono rimasti fissati nei ricordi?
“Tantissimi, ne citerò solo alcuni. A parte l’aria che ho respirato in famiglia. Amedeo Del Pupo, fratello di mia madre, è stato partigiano sul Pian del Cansiglio, a 1.200 metri d’altezza. Gastone Biopello, marito della sorella di mia madre, lavorava in fabbrica a Milano e faceva il partigiano. Io personalmente ricordo che andavo in bicicletta a lavorare come garzone da un fabbro, nel 1944, a Caneva, in Friuli Venezia Giulia. Passo davanti alla casa comunale e vedo un uomo impiccato con un cartello dove c’era scritto “BANDITO”; era un partigiano. In un altro paese passo davanti a una casa in fiamme. C’era gente in strada che piangeva disperata. Tra le fiamme erano morti un partigiano con i suoi genitori, la moglie e i figli. E i fascisti dopo aver appiccato le fiamme avevano anche tirato una bomba, per essere sicuri di uccidere tutti. Ma vorrei tornare sulla questione politica…”.
Presidente Pizzinato, qual è la questione politica?
“L’Associazione Nazionale Partigiani ha questa posizione ribadita nel suo recente congresso di Rimini: siamo contrari a stravolgere i principi della Costituzione, ma non siamo pregiudizialmente contro ogni modifica. E a questa conclusione siamo arrivati dopo assemblee e votazioni di oltre 2.000 sezioni territoriali e 120 congressi provinciali con la partecipazione di 120.000 iscritti. Non so quanti partiti politici possano vantare oggi una simile base territoriale e partecipazione democratica. E non so la ministra Boschi con chi abbia discusso o da chi sia stata delegata per attaccare l’Anpi. E ancora prima l’Anpi ne ha discusso in una sala del Parlamento nel 2012 e nel 2013 in un teatro di Roma, in un’iniziativa aperta al pubblico. Quindi la nostra posizione su questi temi viene da lontano, non da ieri”.
Il sindacato, la questione morale di Berlinguer, i partigiani: perché il Pd di Renzi mette nel mirino pezzi importanti della sinistra italiana?
“Questo non lo so. Mi limito a osservare che una ministra della Repubblica italiana prende una posizione contro i partigiani senza che su ciò ci sia stata non dico una votazione, ma una sola discussione”.
C’è il rischio di un’involuzione, di uno svuotamento della democrazia?
“Sono pericolosi i processi di svuotamento dei rapporti sociali. Io da sindacalista avevo rapporti anche duri ma sempre aperti con il dirigente aziendale con cui mi confrontavo. L’articolo 1 della Costituzione è stato scritto in virtù di un emendamento di Amintore Fanfani. E De Gasperi, quando ha estromesso comunisti e socialisti dal governo nel 1947, non si è mai sognato di escludere qualche forza politica o sociale dall’Assemblea costituente. La Carta fondamentale di una Repubblica appartiene a tutti, non può essere scritta solo da alcuni gruppi di potere per i propri interessi”.
Come si muoverà l’Anpi in vista del referendum?
“L’Anpi è per il superamento del bicameralismo perfetto. Ma non possiamo accettare un Parlamento di nominati con premi di maggioranza assolutamente sproporzionati rispetto ai voti presi. Per questo, oltre alla mobilitazione per il no al referendum sulle modifiche della Costituzione, stiamo raccogliendo le firme contro l’Italicum”.
Nemmeno i governi di centrodestra guidati da Silvio Berlusconi avevano attaccato a testa bassa i partigiani come accaduto ieri.
Anzi, il 25 aprile 2009 Berlusconi aveva celebrato la Festa della Liberazione in mezzo alle macerie di Onna, epicentro del terremoto in Abruzzo, con il fazzoletto dell’Anpi attorno al collo. Oggi qualche esponente del governo lo indosserebbe, forse. Ma magari solo in un comitato per il sì al referendum. Segno dei tempi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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