La partita di Draghi tra i partiti divisi. E Salvini attacca: "Niente obblighi"

Il leader leghista: "Quello francese non è un modello, no agli estremismi. Piuttosto riapriamo le discoteche". Forza Italia favorevole, teme rischi da assembramenti. La cautela di Palazzo Chigi

La partita di Draghi tra i partiti divisi. E Salvini attacca: "Niente obblighi"

Modello francese o via italiana all'uso del green pass. Il mondo politico si divide dopo l'annuncio del presidente Emmanuel Macron che ha praticamente reso obbligatorio il vaccino per chiunque voglia muoversi, avere una vita sociale o continuare a lavorare in luoghi «sensibili» come scuole e ospedali. Lo scopo che si era prefissato l'inquilino dell'Eliseo è stato ampiamente raggiunto: quasi due milioni di francesi hanno prenotato il vaccino subito dopo l'annuncio che sarebbe diventato impossibile senza il green pass muoversi con i trasporti pubblici o entrare negli esercizi commerciali. Qui da noi, come ha denunciato lo stesso commissario straordinario, il generale Francesco Paolo Figliolo, mancano all'appello 2,5 milioni di over sessanta. Ma è più la repentina e dilagante diffusione della variante Delta, più che lo scetticismo dei no vax, a impensierire la classe politica e il governo.

Fin dalle prime ore dopo l'annuncio del presidente francese, il fronte italiano si è spaccato in due, senza rispettare peraltro le distinzioni tra maggioranza e opposizione. La posizione più netta è stata espressa da Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia non vuol proprio sentir parlare di «obbligo vaccinale» e parla di società «orwelliana». Dubbioso sulla sua utilità anche il leader leghista. «Se ci sono eventi affollati, come lo stadio, ci può essere una richiesta di controllo sacrosanta - dice Salvini -. Non siamo per gli estremismi, quello francese però non è un modello perché chiedere il green pass per andare a prendere un caffè o a prendere l'autobus è fuori discussione». Piuttosto, vanno riaperte le discoteche: «Bisogna far tornare a divertire i giovani in maniera sana, sicura e controllata». «L'idea francese - ammonisce il deputato leghista Edoardo Rixi -, è una scelta disperata. Loro sono indietro sulle vaccinazioni. Il vaccino sia un scelta consapevole, non un obbligo». E di una «via italiana» al green pass parlano molti membri del governo. A iniziare dal grillino Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, che parla di sfruttare questo strumento «non nei ristoranti, ma per partecipare a eventi, per riaprire discoteche e teatri, per evitare la quarantena». Da Palazzo Chigi filtrano raccomandazioni di prudenza nel gestire questo tema. E sono in tanti ad aver sentore che un modo per evitare la quarta ondata della pandemia va nella direzione di mediare libertà di impresa e di movimento con la tutela della salute. E in questo senso il green pass potrebbe essere lo strumento adatto. Proprio rispondendo alle critiche della Meloni e di parte del mondo leghista, il capogruppo al Senato di Italia viva Davide Faraone spiega: «Se vogliamo circolare liberamente, dobbiamo dotarci di uno strumento che ci consenta di mettere al sicuro tutti».

«La variante Delta ci preoccupa - ammette la ministra Mariastella Gelmini (FI) -, quindi credo si debba trovare una via italiana all'utilizzo ampio del green pass». Stessa raccomandazione dal suo collega di governo e di partito Renato Brunetta. «Non si possono invocare riaperture indiscriminate - avverte - senza un richiamo a responsabilità individuale che riverbera su salute collettiva». «L'avanzare della variante Delta - spiega il deputato Andrea Mandelli, responsabile della Sanità per Forza Italia - impone delle misure di prevenzione che garantiscano libertà di movimento e protezione dei cittadini. È sui rischi derivanti dagli assembramenti che occorre intervenire e la condizione del possesso del green pass per accedere ai luoghi collettivi può essere una soluzione efficace».

L'ala rigorista del Pd, però, intende superare pure l'idea di Macron e suggerisce - tramite Luca Rizzo Nervo ed Elena Carnevali - di estendere l'obbligo di vaccinazione al personale scolastico oltre che a quello sanitario.

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