Partono le commissioni, il Pd strepita sugli 007

I dem pretendono il Copasir. Gli economisti leghisti Borghi e Bagnai a capo di Bilancio e Finanze

Maurizio Martina con Graziano Delrio, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini
Maurizio Martina con Graziano Delrio, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini

Roma All'alba del 107.mo giorno, prende finalmente forma la XVIII legislatura. Si comincia oggi a lavorare nelle commissioni, dopo che ieri tutti i gruppi hanno comunicato alle presidenze le designazioni dei componenti che, in virtù dei regolamenti di Camera e Senato, saranno distribuiti in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari. I presidenti di commissione, salvo sorprese, saranno tutti eletti oggi, secondo un accordo di maggioranza che prevede due terzi dei presidenti ai Cinquestelle e un terzo alla Lega.

Acque ancora agitate invece per la presidenza delle commissioni di garanzia, che per prassi spettano alle opposizioni. Il Pd continua a strepitare arrivando a prefigurare un «gravissimo strappo costituzionale» qualora non riesca a portare a casa la presidenza del Copasir (il candidato è il buon renziano Lorenzo Guerini). A puntare i piedi, con qualche ragione, sono i Fratelli d'Italia che non hanno votato la fiducia al governo (si sono astenuti motivando il voto con l'uscita dallo stallo politico). «Non avendo ministri, non avendo sottosegretari, significa che non lo sosteniamo. È inoppugnabile», dice il capogruppo dei deputati Fabio Rampelli. Che ieri denunciava il disorientamento pidino in seguito alla constatazione che Forza Italia più Fdi rappresentano l'opposizione «più consistente»: dunque in diritto di scegliere quali commissioni di garanzia presiedere (Fdi vorrebbe appunto il Copasir). La soluzione ovviamente sta suscitando la reazione isterica del Pd, che ieri ha rifiutato di comunicare i nomi dei componenti. E terrà il punto, «finché non ci sarà un chiarimento». Lo «strappo costituzionale» in fieri sarebbe che il Pd dopo tanti anni resterebbe a bocca asciutta: né Vigilanza Rai (sembrerebbe scontato che vada a Fi) né tanto meno il controllo sugli 007.

Riguardo le commissioni e i presidenti, le più strategiche, Bilancio e Finanze, dovrebbero essere presiedute alla Camera rispettivamente dal leghista Borghi e dalla grillina Ruocco (insidiata fino alla fine da Centemero); al Senato a parti rovesciate: Bilancio al grillino Pesco, Finanze al leghista Bagnai. Alla Bilancio di Montecitorio il Pd si prepara a dare battaglia sui conti: delegazione composta dall'ex ministro Padon e dalle erinni Boschi, Madia e Lorenzin. Alla prestigiosa Affari costituzionali, dove hanno scelto di esserci i pidini Martina, Fiano e Orfini, Giorgia Meloni e la forzista Ravetto, il presidente dovrebbe essere il grillino Brescia, vicino al presidente della Camera Fico.

Alla grillina Marta Grande dovrebbe andare la Esteri (optata da moltissimi «big»: Gentiloni, Minniti, Franceschini, Boldrini, Gelmini, Carfagna e Biancofiore, e pure al Senato da Renzi); la Giustizia a Giulia Sarti, la Cultura a Luigi Gallo, la Difesa a Gianluca Rizzo. Trasporti e Attività produttive ai leghisti Morelli e Saltamartini.

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