I rivoltosi che scattano un selfie con un poliziotto del Campidoglio all'interno dello storico edificio occupato. Altri agenti, che sembrano far passare i ribelli pro Trump nell'assalto al Parlamento americano. Un numero chiaramente insufficiente di forze dell'ordine in difesa del sacro luogo istituzionale degli Stati Uniti. Migliaia di manifestanti aizzati dalle parole di fuoco dello stesso presidente Donald Trump, che poi fanno quello che vogliono almeno per tre ore dentro la grande cupola bianca di Capitol Hill. Tutti tasselli di un piano ben congegnato, probabilmente preparato da tempo, che ha coinvolto per banale sottovalutazione o grave complicità i responsabili della sicurezza a Washington, del Campidoglio e forse il nuovo vertice del Pentagono nominato in novembre dalla Casa Bianca.
Il via libera alla marcia contro il simbolo della democrazia Usa sono le parole di Trump, che arringa la folla dei suoi sostenitori verso le 11.30 di mercoledì a Washington. L'inquilino uscente della Casa Bianca annuncia: «Andate al Campidoglio» e sottolinea che «non riprenderete mai il nostro paese con la debolezza».
Parole di fuoco, ma l'incitamento alla rivolta era partito da settimane. Almeno 1.480 post del movimento cospirazionista Qanon spingevano alla violenza i «patrioti» per la manifestazione del 6 gennaio contro la nomina ufficiale di Joe Biden alla presidenza. La parola d'ordine era storm, tempesta. Ashli Elizabeth Babbitt uccisa a bruciapelo durante l'irruzione in Campidoglio ha scritto sui social: «Niente ci fermerà, la tempesta è qui e sta abbattendosi su (Washington nda) Dc in meno di 24 ore...». Impossibile che l'Fbi o le altre costole della sicurezza interna e l'intelligence Usa non si fossero accorti di nulla. Dopo il discorso la folla trumpiana si incammina minacciosa lungo la Pennsylvania Avenue verso Capitol Hill, dove si stanno riunendo deputati e senatori per la convalida della nomina di Biden.
Il Campidoglio, in un momento così importante, è difeso da pochi agenti a differenza delle manifestazioni precedenti degli anti Trump. I poliziotti «ciclisti» armati di spray urticante e alcune unità anti sommossa, che fanno il possibile quando la folla comincia a premere verso la grande scalinata e l'ingresso. In un video sembra quasi che i poliziotti facciano passare i manifestanti spostando le barriere. Non arriva alcuna unità di rinforzo. Alle 14.10 il primo rivoltoso entra nel Campidoglio con la forza. Il tempio istituzionale americano dispone di un corpo di polizia di 2.200 uomini dedicati solo alla sicurezza dell'edificio e dei parlamentari. Nei video si vedono poche decine di agenti barricati o che tentano di respingere i ribelli senza successo. Solo uno spara un colpo di pistola al petto a una manifestante. Serve a poco e gli altri agenti pur minacciando non premono il grilletto di fronte a centinaia di rivoltosi furbescamente disarmati, che al massimo hanno un giubbotto antiproiettile sotto camicia, mimetiche o elmetti da corpi speciali con le go-pro per filmare tutto. Membri del Congresso e senatori vengono evacuati prima nel bunker sotto l'edificio e poi in una base vicina.
Il risultato è che i ribelli occupano il Campidoglio, scorrazzando ovunque e immortalandosi con i telefonini per almeno tre ore. E portando via di tutto, probabilmente materiale classificato, compreso il computer del senatore democratico Alan Merkley, che parla di «golpe».
Maxine Waters, deputato della California rivela su Twitter: «Ho avuto una conversazione di un'ora con il capo della polizia di Washington quattro giorni fa. Mi aveva assicurato che non sarebbero stati ammessi in piazza e che il Campidoglio sarebbe stato messo in totale sicurezza». Sembra che il dispiegamento delle forze dell'ordine, dentro e fuori, contasse su appena 300 uomini. Non solo esiste il fondato sospetto che non siano stati mandati apposta rinforzi per facilitare l'irruzione, ma un agente della Capitol police è ripreso in un video mentre fa un selfie con uno degli occupanti. E non sarebbe l'unico caso. Steven Sund, capo della polizia del Campidoglio, promette «un'indagine approfondita. Il violento assalto è incomparabile con qualsiasi cosa abbia visto in 30 anni nelle forze dell'ordine a Washington».
Il segretario alla Difesa ad interim, Christopher Miller, aveva autorizzato la mobilitazione di soli 350 uomini della Guardia nazionale, che non si sono visti per ore. Alla fine sembra che sia stato il vice presidente Mike Pence, in rotta di collisione con Trump, ad appoggiare la richiesta di mobilitazione delle autorità locali di 1.100 uomini.
La Guardia nazionale arriva poco prima del coprifuoco delle 18 e «libera» il Congresso con i rinforzi della polizia. Il Pentagono decide, dopo l'irruzione, di attivare 6.200 uomini della Guardia nazionale in vista dell'insediamento di Biden a Washington del 20 gennaio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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