Il pasticcio dell'Ucraina nell'Ue: Varsavia spinge, gelo da Parigi. Ed è caos sugli "amici di Putin"

Rompe gli indugi, il presidente polacco Andrzej Duda. Un pressing da centrocampo, sui Paesi dell'Ue, affinché l'Ucraina ottenga lo status di Paese candidato all'ingresso nella grande "famiglia" del Vecchio continente il prima possibile

Il pasticcio dell'Ucraina nell'Ue: Varsavia spinge, gelo da Parigi. Ed è caos sugli "amici di Putin"

Rompe gli indugi, il presidente polacco Andrzej Duda. Un pressing da centrocampo, sui Paesi dell'Ue, affinché l'Ucraina ottenga lo status di Paese candidato all'ingresso nella grande «famiglia» del Vecchio continente il prima possibile. Con la sua visita a sorpresa a Kiev, che ieri lo ha portato a incontrare il collega ucraino Volodymyr Zelensky, il conservatore polacco prova a lanciare un assist agli Stati membri. Ma più che raccogliere il pallone, l'input viene fatto scivolare a bordo campo; e Parigi, guida politica di turno dell'Ue, gela l'iniziativa.

L'ingresso dell'Ucraina nell'Ue richiederà «15 o 20 anni», taglia corto il neo ministro francese per gli Affari europei Clement Beaune, fedelissimo di Emmanuel Macron e la cui voce è una delle poche di Parigi a essere parificata a quella dell'inquilino dell'Eliseo quanto a posizioni ufficiali sui dossier europei. «Bisogna essere onesti, se si dice che l'Ucraina entrerà nell'Ue in 6 mesi, 1 anno o 2 anni, si mente, è falso, ci vuole tanto tempo». Beaune sostiene che Kiev possa semmai entrare a far parte di quella comunità politica europea proposta da Macron in attesa che le procedure di adesione ai 27 facciano il loro corso. La «comunità politica» è però solo un'idea, finora neppure abbozzata dall'Eliseo.

Il freno a mano tirato da Parigi confligge con l'azione del conservatore polacco. Duda coglie tutti di sorpresa, spiazzando le cancellerie di mezza Europa col suo discorso al Parlamento di Kiev da primo leader nazionale in presenza alla Rada dall'inizio dell'invasione russa del 24 febbraio scorso: «Voci preoccupanti sostengono che l'Ucraina dovrebbe cedere alle richieste di Putin», dice mettendo in luce i primi distinguo sul raggiungimento di una pace che sul fronte occidentale iniziano via via a emergere. «Solo l'Ucraina ha il diritto di decidere del suo futuro... niente su di voi senza di voi», insiste, lanciando un guanto di sfida a Mosca e un altro messaggio all'occidente: «Il mondo non dovrebbe mantenere con la Russia una politica come prima, come se nulla fosse accaduto a Bucha, Borodianka o Mariupol, non possiamo far passare tutto sotto silenzio».

Applaudito dalla Rada e dallo stesso Zelensky in aula, il polacco ha ignorato quanto ribadito giorni fa pure dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che aveva bocciato le «scorciatoie» di adesione di Kiev al blocco Ue evocando un «dovere di equità nei confronti dei 6 Paesi dei Balcani occidentali» che chiedono da tempo di entrare. Ma ha pure intralciato quel difficile lavorio diplomatico che vede Roma al centro, con le proposte avanzate all'Onu e il gioco di sponda di Macron e Mario Draghi. Zelensky ieri ha ringraziato il premier italiano chiedendo di accelerare sul sesto pacchetto di sanzioni europee, e altre armi per sbloccare i porti ucraini, «altrimenti la crisi energetica sarà seguita da una crisi alimentare, urge far passare il nostro grano, orzo, girasole».

I toni si scaldano invece a Roma, visto il j'accuse pronunciato ieri su Rai 3 dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea Franz Timmermans sugli «amici di Putin» a suo dire «nascosti sotto il tavolo» anche «in Italia». Stanno «molto zitti», tuona l'olandese, mentre «dovrebbero chiedere scusa agli italiani dicendo ci siamo sbagliati, non porteremo mai più delle t-shirt con le immagini di Putin». L'allusione a Matteo Salvini innesca immediatamente una polemica feroce in casa Lega.

Il vicesegretario e responsabile Esteri del Carroccio Lorenzo Fontana bolla l'uscita come «quanto di più fuori luogo e inopportuno visto il momento storico». «Timmermans risparmi il fiato invece di dire cose senza senso».

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