L'invidia rossa non conosce confini. Può essere interpretata in questo modo la vicenda che sta coinvolgendo il giovane Roman Pastore. Un ventunenne, partecipante alla Scuola di Formazione reanziana di Ponte di Legno, candidato a Roma come consigliere municipale in sostegno di Carlo Calenda e portatore, per la sinistra, di una grave "colpa", ossia aver sfoggiato a mezzo fotografia un orologio troppo prestigioso secondo le rimostranze di certe anime belle.
Buona parte della bagarre sta avendo luogo su Twitter, dove certi massimalisti si distinguono ancora per marxismo, nonostante gli anni passati e tutta l'acqua sotto ai ponti. Pastore, suo malgrado, è divenuto la "vittima" di una serie di considerazioni politico-ideologiche che contraddistinguono a pieno un certo modo d'intendere l'essere di sinistra in Italia. Stupirsi non vale più. Tra chi parla di "linciaggio" e chi accenta sul "bullismo", è certo che il ragazzo non meritasse un tale trattamento.
Del resto, sul social network, Roman Pastore è stato costretto a replicare a considerazioni tipo: "Bisognerebbe educare i giovani ai valori genuini, non ad indossare Rolex e vestirsi da giovani vecchi wannabe Renzini. Notare le differenze". A scriverlo è stata Barbara Collevecchio, psicologa analitica, che ha tweettato sul caso in più di una circostanza, ponendo accenti pure su una presunta mancanza di moralità: "Il problema - ha aggiunto - non è il Rolex! Ma adulti che regalano ai figli patacconi da 30K e li mandano in Jaguar che predicano che i figli degli altri devono soffrire e sgobbare! È vergognoso e immorale", ha specificato la professionista. Sono toni noti.
Ma insomma di tweet "contro" il giovane Pastore ce ne sarebbero tanti. Ne è nato un vero e proprio polverone, spesso tagliato su quella che se non è invidia allora è pura ideologia pauperistica in salsa radical chic, con qualche picco di critica sociale. Tralasciamo per un attimo la questione dell'orologio in sé (non è un Rolex, ma un Audemars Piguet, giusto per la precisione): questa storia fa riflettere anche perché sembra un richiamo a quanto accaduto qualche settimana fa. Dagli insulti riservati da Marco Travaglio a Mario Draghi "figlio di papà" che "non capisce un cazzo" (a sua volta orfano, proprio come il giovane Pastore) a quello che il candidato di Calenda sta subendo in queste ore, il passo, in termini stilistici, sembra essere breve. Di somiglianze, insomma, ce ne sono.
Roman Pastore, a differenza di Draghi che ha preferito sorvolare, ha risposto agli attacchi quanto segue: "Orgogliosamente figlio di mio padre, che purtroppo non c’è più da diversi anni. Mi ha lasciato un orologio ma mi ha insegnato a non giudicare nessuno dalle apparenze, senza sapere nulla di lui e della sua vita. Il suo odio è spaventoso, spero se ne renda conto". Un modo con cui gli ideologismi vengono rispetti al mittente. Ma la sinistra non si intenerità, perché un orologio costoso, per alcuni, vale da solo un giudizio sociale a tutto tondo, oltre che una stigmatizzazione politica.
Poi è arrivato il "soccorso rosso". In questa circostanza, con tanto di frasi ad effetto di Tomaso Montanari, che sulla vicenda ha voluto dire la sua, replicando a sua volta all'onorevole Luciano Nobili che si è schierato in difesa del ragazzo: "Che i parlamentari, coperti dall’immunità su qualunque insulto proferiscano, attacchino personalmente cittadini (che pagano il loro stipendio) per le loro opinioni è gravissimo, un uso indecente e barbaro di privilegi che esistono per farli lavorare per noi, non contro di noi", ha fatto presente lo studioso che è al centro del caso sulle foibe. Nobili, altro esponente d'Italia Viva, si è detto schifato: "Che schifo chiamare figlio di papà chi il padre lo ha perso da giovanissimo. Che schifo bullizzare e coprire di insulti un ragazzo giudicato per l’orologio che porta al polso, ereditato da lui. Ora che avete aggiunto dolore a dolore, almeno vi vergognate un po’? Basta odio". Poi aveva attaccato la Collevecchio. E Montanari si è inserito come premesso, mentre la sinistra che si uniforma non fa poi così notizia.
Il caso è arrivato pure all'attenzione di Carlo Calenda, che ha attaccato Repubblica che ha pubblicato un articolo su Pastore ed il suo orologio: "La responsabilità che avete nel aver alimentato il grillismo è gigantesca - ha scritto il candidato sindaco di Roma, sempre su Twitter - . Linciate un ragazzo con un orologio come fosse un delinquente, mentre pubblicate paginate su modelli e imprese dei vostri azionisti.
Prima di tentare di insegnare l’etica, praticatela". In queste settimane, abbiamo imparato che il marxismo pauperista non è tramontato (e lo si sapeva), ma pure che certa sinistra mal digerisce i "figli di papà", e da oggi pure gli orologi lasciati in famiglia.
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