Patrimoniale ossessione della sinistra. Ma la nuova tassa divide anche loro

Schlein ripropone il solito tormentone fiscale. Il campo largo già si spacca. Dubbi dei riformisti

Patrimoniale ossessione della sinistra. Ma la nuova tassa divide anche loro
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Attira, ovviamente, critiche da destra. Spacca i progressisti. Eppure, ritorna. Come un tic, è scattato ancora una volta il tormentone della patrimoniale. Tutto parte venerdì, a un convegno alla Treccani a Roma, ospite d'onore il premio Nobel Joseph Stiglitz. L'assist arriva da Andrea Roventini, docente del Sant'Anna di Pisa, già ministro ombra dell'Economia nella fantasquadra di governo del M5s prima delle elezioni politiche del 2018. Poi Nicola Fratoianni sottolinea l'urgenza di una «tassa sui ricchi». Elly Schlein e Giuseppe Conte, seppur tra i distinguo, non si tirano indietro. E, nonostante i mugugni dei riformisti a taccuini chiusi, Schlein insiste. La proposta resta al centro della discussione. «Sull'abbassare le tasse al ceto medio e sul lavoro siamo tutti d'accordo, ma la destra scappa quando si dice che non è un tabù l'idea di tassare i super ricchi. Stiamo parlando di questo, non di toccare lavoratori o le case. Per noi questo, a livello europeo, non è un tabù», spiega la segretaria dem al Caffè della Domenica, su Radio 24. Non apre totalmente e non chiude. Il risultato è che la patata bollente rimane sul tavolo di un campo largo affollato ma diviso. L'argomento scotta. Infatti, Conte cerca di evitare il più possibile di inserirsi in questo filone. Chiamato in causa, venerdì cerca l'exit strategy. «Va fatta - dice - ma a livello globale o quantomeno europeo». I suoi sperano che la patrimoniale esca subito dall'agenda. Molto meglio incalzare Schlein sulla politica estera o tentare di alzare i toni sui casi Almasri e Paragon. Discutere di patrimoniale, apparentemente, non converrebbe a nessuno. Ma la sinistra ci torna sempre, in un meccanismo ciclico che si ripresenta puntuale.

Con il centrodestra che ha gioco facile a infilare il dito nella piaga. «Mentre il governo Meloni taglia le tasse e investe su famiglie, lavoratori e imprese, la sinistra è pronta a mettere le mani in tasca agli italiani», ribatte il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Raffaele Speranzon. Venerdì e sabato non erano mancate le bordate nemmeno da parte di Lega e Forza Italia.

Intanto la patrimoniale è sempre lì. Né dentro né fuori. Non sì ma neppure no. Schlein e Conte la propongono a livello internazionale per non lasciare scoperto il fianco della sinistra radicale al solo Fratoianni. Lo stesso esponente di Alleanza Verdi e Sinistra, ad agosto del 2023, con un blitz alla Camera aveva fatto passare un ordine del giorno su una tassa sui patrimoni da oltre 500mila euro per finanziare la scuola. Un sogno durato tre ore. Il tempo della retromarcia di Palazzo Chigi: «Non se ne fa nulla». Ca va sans dire. Un'idea simile, durante la campagna elettorale del 2022, l'aveva lanciata l'allora leader del Pd Enrico Letta. La trovata era una «dote» ai diciottenni da finanziare «con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari».

Una patrimoniale, ma con un altro nome. Molto più chiara Rifondazione Comunista, che nel 2006 sparigliò riempiendo le città italiane di manifesti con un panfilo e la scritta, citazione di una telenovela messicana degli anni '80: «Anche i ricchi piangano». I comunisti di Fausto Bertinotti e Nichi Vendola erano al governo con Romano Prodi e al Mef c'era Tommaso Padoa Schioppa, quello de «le tasse sono bellissime».

Nel 2011 il tecnico Mario Monti ripristinò la tassa sulle prime case e l'imposta di bollo sulle attività finanziarie, aprendo poi a una vera e propria patrimoniale, di cui però si persero le tracce. Nel 1992, invece, Giuliano Amato davvero procedette al prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti. Per quello che resta l'unico caso di patrimoniale realizzata.

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