Prima il bilaterale con l'omologo polacco Mateusz Morawiecki, poi l'intervento agli study days dell'Ecr, il gruppo dei conservatori e riformisti europei del quale lei è presidente e Morawiecki fa parte. L'agenda della giornata a Varsavia della premier Giorgia Meloni si dipana su diversi fronti.
Con l'amico e alleato premier polacco c'è da rifare il punto sul dossier immigrazione, dopo le frizioni registrate all'ultimo consiglio europeo, quando la Polonia, insieme all'Ungheria di Orban, ha posto il veto sul meccanismo di solidarietà obbligatoria europea per ricollocare i migranti. Meloni, pur avendo tentato invano una mediazione, aveva chiarito subito di non essere delusa «da chi difende i propri interessi nazionali», rimarcando invece come un punto su cui l'unanimità nella Ue è possibile è quello della «dimensione esterna». E dunque un tema caldo, nel bilaterale odierno, spetterà alla protezione delle frontiere esterne, che a differenza del Patto europeo su migrazione e asilo vede Morawiecki e Meloni allineati sulla stessa posizione. Fermare l'immigrazione proveniente dalla frontiera meridionale dell'Unione, stroncare il traffico di esseri umani già dai Paesi di origine dei viaggi della speranza è un punto di partenza, un tema tutt'altro che divisivo per riprendere il filo del discorso con chi, invece, sulla «dimensione interna» ha già dimostrato di pensarla diversamente, come appunto Morawiecki e Orban.
C'è però da capire in che modo tessere queste strategie comuni quando al momento, tra gli strumenti che la Ue ha per gestire il dossier immigrazione, l'ultimo è appunto quel Patto. Che non piace agli amici leader sovranisti di Polonia e Ungheria, decisamente contrari al piano di ricollocamento obbligatorio. La premier lo sa bene, e al termine del vertice Ue ha chiarito come superare l'impasse, spiegando che «la mediazione più facile di tutte è affrontare i movimenti primari perché altrimenti è impossibile affrontare i secondari: il patto sulla migrazione non esce ammaccato, il tema non si riapre, è un patto che migliora le regole ma non risolve il tema». E il tema, appunto, si affronta guardando alle frontiere, intervenendo a Sud del Mediterraneo, perché «se l'Ue offre una scelta alle popolazioni che tentano di lasciare l'Africa ha detto la premier - si cambia l'approccio».
Ed ecco, come esempi virtuosi del «cambio di approccio» Ue, coerenti anche con le strategie sul tema della Polonia, il dialogo con la Tunisia e i massicci investimenti previsti dal bilancio dell'Unione sulla dimensione esterna. Oggi, nell'incontro a Palazzo della Cancelleria con Morawiecki, Meloni ripartirà da qui per superare le divisioni e trovare un punto di convergenza dell'alleato rispetto alle politiche della Ue. Il tutto anche in vista del voto del prossimo anno. Tanto che nel secondo appuntamento di giornata, alla conferenza dell'Ecr, oltre che di elezioni europee si dovrebbe toccare il delicato tema delle alleanze. Con tanti, in Fdi e nel gruppo dei conservatori, che ormai spingono per il «modello Meloni» nella Ue, che riproponga in Europa i nuovi equilibri politici di molti Paesi che hanno visto prevalere il centrodestra, scalzando l'asse tra Ppe e Socialisti e sostituendolo con un'alleanza che veda i popolari e i conservatori uniti in una possibile futura maggioranza europea. «Di certo cresce la consapevolezza che l'accordo innaturale tra popolari e socialisti non sia più adeguato alle sfide che l'Europa sta affrontando», ha spiegato Meloni al Corriere. «È chiaro che l'asse popolari-socialisti non regge più e anche molti liberali sono insofferenti. Vedremo i numeri alla fine», ha ribadito al Giornale il capo delegazione Fdi a Strasburgo, Carlo Fidanza, accennando anche alle elezioni-chiave da qui al giugno 2024, Spagna in testa, che potrebbero modificare il quadro degli equilibri ancor più a favore dei conservatori.
E l'omaggio alla Polonia arriva dal copresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini (Fdi), ricevuto ieri dal presidente Duda: «A voi va la riconoscenza dei Conservatori anche per la solidarietà e il sostegno della nazione polacca verso milioni di profughi ucraini», ha detto.
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